Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

giovedì 14 marzo 2013

Unico

Ho sempre pensato che dentro ognuno di noi si celi un artista, che spesso rimane nascosto. Forse perchè è stato fabbricato un mondo che inibisce la più assoluta delle libertà. Quella di essere unici e speciali.


Ieri sera la mia concentrazione è stata la migliore di sempre. Voto 10 con lode.
Sono riuscita veramente ad estraniarmi, ad annacquare lo sguardo, tanto che ad un certo punto mi sono resa conto di essere strabica. Gli occhi erano partiti senza mettersi d'accordo, ognuno per conto suo. Liberi.
Forse per la prima volta, da un anno a questa parte, mi sono sentita completamente rilassata e assolutamente presente nell'assenza. Una bella sensazione.
Prima di iniziare il rilassamento, i guru ci hanno indicato una frase da imparare a memoria.
Una frase di Cechov.

"A Mosca! Devo vendere tutto qui. Casa, tutto e via! A Mosca!"

E' con questa frase che apriamo il laboratorio. Ancora immersi nella musica, i guru ci comunicano che dobbiamo andarcene, partire, vendere tutto e cambiare vita.
Ognuno di noi stabilirà, al suo interno, se per lavoro, per amore o per fuggire.
Con questa emozione e con un mazzo di chiavi in mano, l'attore che vive in noi recita, in base al suo stato d'animo, la frase memorizzata.
E' incredibile vedere come l'essenza delle parole possa cambiare in base al significato emotivo che gli si attribuisce. Nessuno di noi pronuncia la frase allo stesso modo. Nessuno assomiglia per espressione all'altro.
Ognuno abbandona Mosca per i suoi disperati o stimolanti motivi.


Questa sera l'improvvisazione la facciamo a coppie.
Direi di intitolarla Incomunicabilità.
L'esercizio è piuttosto semplice, siamo abbastanza abituati a parlare a qualcuno che non ci vuole sentire o a non voler sentire qualcuno che ci vuole parlare. Ottimi risultati.

Intermezzo filosofico
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perchè perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: " Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè? Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano." Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare." ( Mahatma Gandhi )
Fine dell'intermezzo filosofico

E ora che accade?
Accade che, dopo un valzer originale e senza regole, arriva il momento del compito.
Abbiamo portato da casa un oggetto. Un oggetto che rappresenta in qualche modo un nostro talento, un'arte.
Questa cosa ha messo in difficoltà alcune persone. Anche io ci ho pensato un po'.
Quale è il mio talento?
Faccio tante cose benino, ma bene bene non so fare proprio niente.
Si, la difficoltà maggiore credo sia nata dal pensare di non avere un talento. E' un mondo per pragmatici il nostro. I più talentuosi pare siano i manager, i direttori. Gli uomini e le donne in carriera.
La norma (che non è una mia amica) mi avrebbe consigliato di portare una penna e un quaderno, qualche cosa che mi permettesse di scrivere. Ma io non mi sento di affermare che questo sia il mio talento, non mi sento abbastanza certa di questo. Io non credo di saper scrivere bene, ho un sacco di limiti e poi...
...in fondo la parola è solo uno strumento per me. A me piacerebbe far riflettere, emozionare. Contagiare.

Insomma, alla fine ho portato un microfono. Perchè io adoro cantare, ma l'ho sempre fatto in solitudine. E vorrei farlo su un palco, davanti ad un pubblico.

Ora ci sediamo tutti a terra, nella sala mensa. Abbassiamo le luci e prendiamo il nostro oggetto.
Ed ecco che tutto si anima di movimenti leggeri. Ognuno di noi sta mimando la sua arte, personale, originale, unica.
L'emozione è carpire da questo insieme di movimenti, quanto forte sia l'essere di ognuno. Quanto anche un gesto apparentemente banale, come tirare una sfoglia, sia assolutamente poetico se lo si fà con amore. Perchè il talento in fondo è riuscire a fare le cose che amiamo e l'attenzione e la cura che poniamo nel farle le rende arte.
La nostra personale arte. L'imperfezione. L'unico.

Io canto.
Canto "E se domani" di Mina. Camminando tra venti talentuosi artisti forse incompresi.

Uno di questi artisti si chiama Elisa Gatti e ci ha donato il suo talento in questo video:


http://www.youtube.com/user/TheELYKATTY?feature=mhee

2 commenti:

  1. Bel post, emozionante.
    Bel connubio tra parole e video.
    Bello tutto.
    Davidino.

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