Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 4 dicembre 2013

Extra




Quando entri in una nuova azienda, per qualche tempo sei un "extracomunitario".
In osservazione.
Come in uno Stato che ti vede straniero in cerca di pane, gli autoctoni colleghi ti scrutano sospettosi, attendono segnali di inserimento culturale.
Tra loro c'è sicuramente quello che teme tu gli possa portare via il lavoro.
E quello che teme tu possa avere qualche agevolazione in più di lui.
Se poi sei collaboratore esterno, ma di fatto utilizzi tutti i "servizi" interni, sei doppiamente sospetto.
Sei di fatto un extra. Un extra loro.
Ci vuole pazienza. E correttezza. Qualche sorriso e qualche battuta che simboleggi un: "Sono uno di voi."
L'integrazione richiede un po' di tempo.
Probabilmente il tempo nel quale il tuo progetto giunge a termine.
E tornerai ad essere solo esterno, pronto ad essere di nuovo "extracomunitario" in un altro "Stato" che ti possa offrire qualche mese di certezza.


giovedì 24 ottobre 2013

Davanti al mare


"Cosa ti devo dire?
Non hai nessuna colpa, hai fatto tutto bene, sei stato un bravo genitore, si.
Hai sempre voluto il meglio per me.
Ma forse è proprio questo...
Nessun genitore deve volere il meglio per suo figlio. E sai perché?
Perché non lo sa.
Un genitore non sa cos'è il meglio per suo figlio. Non lo può sapere, come potrebbe?
E' Dio? Legge nella sfera di cristallo?
No, è solo un genitore.
E allora dovrebbe starsene a guardare e basta, in silenzio e con grande calma.
Un po' come si sta davanti al mare a guardare il mare.
Come si fa davanti al mare?
Si guarda il mare. Basta.
Si accompagnano le onde con lo sguardo.
Questo.
Una per una.
Così. Accompagnare. Anche i figli bisogna accompagnarli. Stare a guardarli, come le onde...
Dovete in ogni caso esserci. In ogni caso. Comunque vada.
Dovreste essere curiosi, voi genitori. Molto curiosi.
Dovreste morire dalla curiosità di vedere dove diavolo andrà a finire quella linea spezzata che è partita da voi..."
da "Non so niente di te"
di Paola Mastrocola
(Grazie a Silvia)








Io e il Biondo siamo andati ad un incontro.
Si parlava di mesi e di anni scolastici.
All'estero.
Ci hanno spiegato tante cose:

I ragazzi dopo aver superato un test e un colloquio con uno psicologo, scelgono un Paese in cui trasferirsi. Per sei mesi o per l'intero anno scolastico.
La formula più "economica", è un po' come le formule "roulette" delle agenzie di viaggi. Fino a pochi giorni prima di partire non conosci la tua destinazione all'interno dello Stato scelto. L'altra formula non la prendo neppure in considerazione perchè costa tantissimo.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti ad esempio, puoi capitare nel Nord come nel profondo Sud. E non hai possibilità di scelta. Questo perché sono le famiglie ospitanti a scegliere i ragazzi. Che selezioneranno in base ai profili che, gli operatori dell'organizzazione che lavorano sul posto, proporranno loro.

Per famiglia si intende qualunque tipo di nucleo. Possono essere una coppia con figli. O anche senza figli. Un single o una sigle, con figli o senza figli. Di qualunque età.
Inoltre, si tratta di famiglie che vivono in paesi medio-piccoli. E hanno precisato che questi posti non hanno nulla a che vedere con un piccolo paese in provincia di Bologna. Ci sono luoghi che contano 300 abitanti. Dove oltre alla scuola e alla chiesa c'è il nulla.
Le famiglie sono in genere persone che accolgono i ragazzi per respirare culture diverse, cercano di inserirli come fossero figli loro e sono volontarie. Non guadagnano nulla.
A volte ci sono incomprensioni tra lo studente e la famiglia, ma nella maggior parte dei casi si risolvono nel primo mese.
I ragazzi frequenteranno la scuola americana. Dovranno cambiare completamente il loro modello di scuola.
Innanzitutto metteranno in stand by alcune materie, come il Latino e il Greco. O la Filosofia.
La Storia sarà un'altra Storia e le materie umanistiche praticamente inesistenti.

Avranno quindi poche materie obbligatorie e per il resto sceglieranno loro stessi il pacchetto di studi.
Si spazia dalla Cucina alla Falegnameria. Possono scegliere di fare Arte, che è molto più pratica che teorica, fino ad arrivare alla Recitazione, passando magari da qualche ora di Agricoltura.
Inoltre, tutto quello che è ora, per loro, attività extra scolastica, negli Stati Uniti la faranno a scuola.
Sport, ogni piccola scuola ha le sue squadre, e musica. Giornale della scuola sempre attivo. Feste e balli e scuola guida.
Tutta la vita sociale dei ragazzi gira dentro e intorno alla scuola. Mattino, pomeriggio e a volte sera.
"Questa è l'unica cosa che potete vedere anche nei telefilm, per  il resto, dimenticatevi l'America che vedete in televisione."

Il rientro in Italia, il ritorno a scuola, dicono sia spesso un po' traumatico e difficoltoso. Ci sono da recuperare in qualche modo i mesi persi e nel frattempo seguire il programma. C'è da ritornare ad una "normalità" che pareva scontata e invece ora non lo è più. Ne hanno scoperta un'altra. Diversa.

Tutto questo l'ho scritto perché l'ho trovato interessante e ho pensato potesse interessare a qualcuno che ha figli adolescenti.
Ma in realtà, serve più a me.
Ho qualche perplessità e mi piacerebbe parlare con qualche genitore che ha fatto questo tipo di esperienza.
Ci sono diversi aspetti che possono destare in me preoccupazione, ma che per lui non sono frenanti.
Sarebbe intenzionato ad andare.
Ha 16 anni. Sarebbe una bella esperienza. Formativa per lui...
...e anche per me. Però potrebbe anche essere negativa.
La sto tirando per le lunghe...
...il fatto è che non so se IO mi sento pronta a stare tanti mesi senza il Biondo.
A guardarlo come guardo il mare.
Da lontano.
Anche davanti al mare ti può venire una voglia irrefrenabile di camminare, verso di lui.
Non è detto che riesci a restare fermo. Ad accompagnare le onde con lo sguardo.
Una per una.

Ho ripetuto cento volte la parola "scuola".
Ma ora ho troppo sonno....
Si accettano consigli.
(Santa Svezia prega per me...)


giovedì 17 ottobre 2013

bonus malus

Ogni volta che scopro e imparo qualcosa mi sento piccola e grande nello stesso tempo.
Mi prende un'infantile eccitazione che mi spinge a condividere, con chi mi trovo accanto, la mia scoperta.
E così dal mio divano, comincio a leggere frasi ai miei poveri "coinquilini" che magari stanno guardando un film o sono impegnati in altre attività e pazientemente sopportano i miei slanci di entusiasmo. Oppure scrivo su Facebook. A qualcuno lo devo dire.

L'ultima scoperta che ho fatto è questo libro:



Adesso ve lo racconto un po'.
Il titolo lo vedete bene nell'immagine. Il sottotitolo è: "Il latino degli italiani"
Una raccolta di oltre 1.000 espressioni latine in uso nella lingua italiana, con annessi traduzione e significato.

Io non ho mai studiato latino e i miei primi approcci con questa lingua, risalgono a tre anni fa, quando ho iniziato ad interrogare mio figlio liceale.
In realtà, a volte senza saperlo, usavo tante parole che sono rimaste tali e quali dai tempi che furono.
Come ad esempio "anguilla", o "ferramenta".
Per non parlare di tutti i modi di dire che ognuno di noi utilizza comunemente.
"Dulcis in fundo" è scontato che sia latino, ma "in separata sede" per me non lo era.
Essendo ormai da tempo, un'appassionata di parole e significati, mi sono divorata questo manuale che mi ha dato grande soddisfazione e terrò al mio fianco mentre scrivo le mie cose. Sono certa che mi tornerà utile.

Ora vi scrivo alcune frasi che hanno più colpito la mia "non conoscenza":

"ad impossibilia nemo tenetur"
"nessuno è obbligato a fare cose impossibili"; detto pseudogiuridico con il quale si afferma che all'individuo no può essere richiesto un impegno superiore alle umane possibilità.

"albo signanda lapillo (sottint. dies)"
"(giornata) da segnarsi con il sassolini bianco";
l'uso antico di indicare con una pietruzza bianca (il bianco era, per i Romani, il colore della letizia, così come il nero era - ed è rimasto - il colore del lutto) un giorno felice, ha dato vita a questa espressione che noi ancora adoperiamo per sottolineare un evento particolarmente fortunato o che, per qualsiasi motivo, ci ha reso lieti.

"fiat iustitia et pereat mundus"
"si faccia giustizia e crolli (pure) il mondo".
Questo sostiene chi afferma che non si deve esitare a punire l'iniquità in qualunque luogo essa si annidi. E con tanta maggiore severità, se essa si nasconde fra persone che detengono il potere; colpendo le quali potrebbero crollare i pilastri su cui si regge la vita di uno Stato.

Era già tutto previsto...


Mi è piaciuto molto scovare tra le parole latine "agenda":
"cose da farsi", era in origine il neutro plurale del gerundivo di agere.
E' divenuto, in italiano, un sostantivo di genere femminile singolare ed è usato per designare il taccuino nel quale si scrivono, perché non siano dimenticati, gli appuntamenti e i singoli impegni di lavoro che devono essere sbrigati in ciascuna giornata.

Concludo con un latinissimo:
"eccetera, eccetera, eccetera...." 
"e tutto il resto" ve lo lascio scoprire.


Vi posto il link della casa editrice che pubblica questo gioiellino.
Da mettere in agenda.

http://www.societaeditricedantealighieri.it/libreria/index.php?main_page=advanced_search_result&search_in_description=1&zenid=8621958585dad39f5d9d906623e61363&keyword=bonus+malus

lunedì 30 settembre 2013

I giardini della Solidarietà

Uno scivolo,
una casetta, 
un prato appena nato, 
i cavallini a molla
e qualche giovane albero.
Un altro colore.
Un altro traguardo.




Sabato scorso a Sanfe c'è stata una speciale inaugurazione.

Io cerco sempre di andare alle inaugurazioni speciali. E non per curiosità o mondanità, ma perché ho la convinzione che, per chi ha creduto in un progetto, la soddisfazione più grande sia, oltre a vederlo realizzato, quella di poter condividere con più persone possibili la sua presentazione. Questo vale per un locale, per un negozio, per un libro o, come in questo caso, per un giardino.
Questo di cui vi parlo è un giardino un po' magico.
Magicamente nato grazie alla solidarietà di chi crede nel potere degli alberi. Nel loro importante compito di essere protettori di testoline accaldate. Donatori di ombra e di temporanea quiete. Stimolatori di arrampicate e fantasiose avventure.
Lo so, a voi sembra un giardino normale, ma nella nostra scuola nuova, costruita al volo dopo il terremoto, non c'era nulla di verde fuori. Era tutto grigio. Non c'era tempo per il colore.
Ora il colore c'è.


Come in un dipinto di un pittore che pondera con cura le scelte cromatiche, il colore è arrivato a poco a poco. Prima le mura delle scuole e ora un principio di verde. Nella sua sfumatura più naturale.

Ho scritto questo post per augurare a quei giovani alberi di essere magici anche nella crescita. 
Di crescere più in fretta degli altri. 
E di fare la conoscenza, al più presto, con altri alberi, che spero arriveranno per contornare tutto il polo scolastico.

Cristiana Cesari

#terremoto #solidarietà 

sabato 8 giugno 2013

Si sente...

Oggi ho ascoltato un po' di canzoni per radio. 
A mio parere in diverse canzoni italiane "moderne" c'é questo amore urlato che quasi infastidisce. 
(A me.)
Una specie di fuoco artificiale che tanto sa di finto e guaito. Rapido come il tempo che dureranno queste canzoni. 
Scoppiettante. Da consumo veloce. 
Partito l'artificio rimane solo fumo. Amore artificiale. Canzoni dal sangue posticcio. Pomodoro.
Testi scritti a tavolino da chi, d'Amore, ha "sentito" poco ma pensa che basti ostentare alcune parole chiave per farlo sembrare grande.
Ascoltandole non riesco a provare niente e penso che, forse, l'amore grande, in generale, non si possa raccontare o spiegare. Se non per metafore. 



Cercavo un esempio di canzone italiana abbastanza attuale dove l'amore si "sente"...
... ci ricasco sempre. 
Seppur la canzone sia dedicata ad una madre, è universalmente (amorosamente) collocabile in ogni contesto.
Ma io sono di parte...lui può ululare, guaire, stonare...







CRASH!!!



Oggi mi è venuto questo pensiero ....
....che imparare a "stare al mondo" (come diceva mia nonna) sia un po' come imparare a guidare. 
Devi imparare ad usare il cambio.
Lo sterzo. 
L'acceleratore. (Perché magari tu leggi che puoi arrivare ai trecento ma non è che lo puoi fare davvero. E devi rispettare i limiti. Che sennò arriva la multa. Aiaiai!!!)
E poi i freni. Importantissimi.
Dopodiché c'è tutta la segnaletica. 
Il semaforo. (Verde, rosso e, il più difficile, che è quello giallo.)
Il divieto di accesso.
La curva a gomito. (Nella metafora è presente anche il suo "eccesso". L'inversione a U.)
Il senso unico.
Il divieto di parcheggio o il parcheggio a disco orario.
O a pagamento. Aiaiai!!!
Completa il tutto l'indicazione.
Spesso scarsa e inadeguata.
Insomma in teoria ci vorrebbero abilità, attenzione e prudenza. Fermo restando che puoi sempre trovare quello che vive sempre in pista che ti taglia la strada.
Eggià, come la via, la vita è fatta anche di incidenti (crash!) e di "Accidenti!!!".
Non puoi farci nulla.
Ti viaggiano intorno troppe auto. C'è chi non rispetta i limiti, chi non sa proprio guidare (che forse è anche peggio) e, in fondo, anche tu magari non sei proprio un gran pilota e, qualche volta per distrazione, altre per fretta o per paura, puoi incappare in incidenti, in infrazioni del codice o in multe salatissime. 

Aiaiaiaiai!!!!


p.s. Certo è, che come dice la mia amica Vittoria, non si può neppure guidare con il freno a mano tirato.

venerdì 31 maggio 2013

"Genio misterioso e affabile"

Oggi ho conosciuto un uomo: Elias Canetti.
Non l'ho proprio conosciuto bene. Diciamo che ho avuto un primo approccio.
Ho trovato un breve brano tratto dal suo libro "La rapidità dello spirito" scorrendo la Home di Facebook.
(Se c'è una cosa che mi piace di Facebook è che ogni tanto si fa qualche interessante scoperta.)
Ma torniamo a Elias.
Sono andata subito a cercare qualche informazione su di lui....

http://it.wikipedia.org/wiki/Elias_Canetti

....e in seguito ho cercato qualche scritto.
Ovviamente, nelle ricerche che riguardano i letterati, gli aforismi sono predominanti.
L'aforisma, in effetti, è utile a pungolare quella prima impressione che ti può far pensare: "Questo potrebbe interessarmi."
Forse non bisognerebbe però accontentarsi. L'aforisma, che tanto è in voga sui social network, è soltanto un assaggio, che penso dovrebbe stimolare l'appetito e spingerci ad approfondire la conoscenza di un autore.
Inoltre, spesso è estrapolato da testi più completi, che potrebbero offrirci una visione differente del contenuto o del significato.
Ne vorrei condividere alcuni con voi:


- Il comportamento degli uomini è così equivoco che basta mostrarsi come si è per vivere completamente occultati e sconosciuti.

- Alcuni raggiungono la loro massima cattiveria nel silenzio.

- Come è facile dire: trovare se stesso! Quanto ci si spaventa, quando davvero accade!

- Ogni imbecille, basta che ne abbia voglia, può perturbare la mente più complicata.

- Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la misura.

- Darwinismo capovolto: e se quelli che rimangono fossero sempre i peggiori?


A me sembra un soggetto mitteleuropeo interessante...
Tra le sue opere ho scovato diversi titoli che vorrei nella mia libreria. Tra i tanti il saggio di antropologia e sociologia "Massa e potere" che lui stesso definì "l'opera di una vita".
Per ora comprerò "La rapidità dello spirito", visto che ci sono inciampata oggi.

"Genio misterioso e affabile" lo definì Claudio Magris.
Elias Canetti mi ispira.
Vedremo. ;-)








martedì 7 maggio 2013

Poco manca...

Stasera sono stata Irina...



...una delle Tre sorelle. Tre sorelle che, sopraffatte dagli eventi, sono costrette a stare ferme sulla sponda. A guardare il fiume della vita che scorre davanti a loro.
Un fiume che ormai scorre inesorabile, e nel quale loro non possono nuotare.

Lo spettacolo ormai ha preso forma. Mancano pochissime prove. Il 24 Maggio si va in scena.
E' completamente diverso da quello dello scorso anno. E' intenso.
Ci sono scene molto fisiche. Ci sono momenti molto forti dal punto di vista emotivo.
C'è l'essenza di Anton Cechov che si amalgama con la nostra.
Esce quello che abbiamo vissuto in maniera autentica.
Esce la polvere del terremoto in maniera sottile. Senza retorica.
Trovo che sia uno spettacolo nel quale usiamo tutti i sensi. E anche lo spettatore dovrà utilizzare i suoi.
Vi sono personaggi femminili molto imponenti, ma a me resta la sensazione che, maschile e femminile, si fondano perfettamente, in un susseguirsi di scambio tra cinica realtà e sogno.
Sono soddisfatta.
Scoprire è esaltante. Capire è drammatico ma rassicurante. Ti rassicura sul fatto che, nonostante tu sia "solo", sei sulla strada giusta.
L'arte, qualunque essa sia, è forse l'unico mezzo che abbiamo per comprendere che stiamo sbagliando e perdendo tanto.

Con questo post concludo il diario del corso.
Ci sentiamo dopo la prima.
Vi aspettiamo il 24 Maggio nel nuovo "tendone". A San Felice sul Panaro.

I teatranti sono un po' fulminati :-) ma vale davvero la pena scambiare elettricità con loro...


venerdì 12 aprile 2013

Cercate di annebbiare la vista...

Play...
 
 




"Cercate di annebbiare la vista
E' molto importante annebbiare la vista."
Matteo

Siamo già arrivati a metà e ora si entra in quella fase nella quale inizia a prendere forma lo spettacolo.
E non si possono svelare segreti. Comprerò un pizzico di ermetismo e un pugno di Cechov da aggiungere agli ingredienti del diario di bordo.


"Io penso spesso: che ne sarebbe se si cominciasse la vita da capo ma con consapevolezza?
Se la vita che si è già vissuta fosse, per così dire, una brutta copia, e l'altra la bella!"


Ricomincire da capo.
Perchè ricominciare da capo? 
Può essere facile e può essere difficile.
C'è chi vorrebbe e chi non vorrebbe,
chi potrebbe e chi non può.
Ma facciamolo per gioco. Proviamo ad immaginare.

"Che vi posso dire? A me pare che su questa terra tutto dovrà cambiare, a poco a poco, anzi stia già cambiando, sotto i nostri occhi. Fra due, trecento, mille anni, non è questione di tempo, comincerà una vita nuova, felice.
Noi non la vedremo questa vita, ma oggi viviamo per lei, lavoriamo, soffriamo, la creiamo, e solo in questo sta la ragione del nostro essere, se volete, della nostra felicità."

No.
Non c'è felicità.
Parole sovrapposte. Voci. Confusione. Parole inutili. Caos. Noia.
"Io sono ubriaca fradicia"
Basta volgarità!
Basta!
Basterebbe poco.
In mezzo al caos, TU.
Volo, nuvole, quiete.
Basterebbe poco per prendere il volo. Ma io sono timida.
E torna il caos.
 

"Non tra due o trecento anni, ma fra un milione di anni la vita resterà tale e quale; la vita non cambia, rimane eterna, seguendo le proprie leggi, contro le quali voi nulla potrete, o per lo meno che mai arriverete a conoscere. Gli uccelli migratori, le gru, per esempio, volano e volano, e indipendentemente da quali pensieri, sublimi o meschini, attraversino le loro menti, continueranno a volare senza sapere perché e dove. Volano e voleranno, per quanti filosofi si possano trovare fra di loro; e che filosofeggino pure, come vogliono, purché continuino
a volare..."

 
"47, è uscito il 47"
"Ambo"
Continuiamo a camminare, camminare. Sempre più velocemente.
"Tombola"
Ma dove andiamo?
Nessuno ci sta aspettando.
"Ho bisogno di un sorso di wodka."
Basta!
Immobili, state fermi, state in silenzio.
Ascoltate!


"Dov'è mai finito il mio passato, quando ero giovane, allegro, intelligente, quando sogni e pensieri erano brillanti, quando presente e passato erano circonfusi di speranza? Perché quando cominciamo appena a vivere diventiamo noiosi, grigi, privi di attrazioni, pigri, indifferenti, inutili, infelici... La nostra città esiste già da duecento anni, ha centomila abitanti e non ce n'è uno che non sia uguale a tutti gli altri, non un asceta, né ieri né oggi, non uno scienziato, non un artista, non uno che abbia saputo farsi notare, che abbia suscitato invidia o pressante desiderio di emulazione. Non fanno che mangiare, bere, dormire, poi muoiono... ne nascono altri che pure mangiano, bevono, dormono e che per rimbecillire di noia variano la vita coi loro stupidi pettegolezzi, con la vodka, le carte, gli intrighi. Le mogli tradiscono i mariti, i mariti mentono, fingono di non vedere nulla, di non sentire nulla, e lo squallore di questo comportamento infetta i bambini, spegne in loro quella scintilla divina, e quelli diventano altrettanto meschini, simili ad altrettanti cadaveri, come i loro padri e le loro madri..."


Abbracci. Abbracciami. Fatti abbracciare. 
Non scappare. Non mandarmi via.
Sento la musica. Giunge da lontano.
Ecco è arrivata.
Danziamo.

Ricominciamo da capo leggendo lettere d'amore.
Anton. Olga.



I passaggi in grassetto sono tratti da "Tre sorelle" di quello scomodo di Anton Cechov.
Gli altri passaggi sono tratti da un'idea che inizia a prendere anima e forma. Il nostro spettacolo.

lunedì 8 aprile 2013

Barcellona



Viveva da quattro mesi in quella città. L'aveva scelta due anni prima, durante un viaggio.
L'aveva scelta perché c'era il mare.
Perché c'era tanto da passeggiare. Tanto da scoprire.
L'appartamento era piccolo ma centralissimo. Piccolo ma con un terrazzo a cui affacciarsi.
In Carrer del Bonsuccès.
Poteva scendere la mattina e trovare subito vita. E caffè.
Poteva scendere la sera e trovare subito musica.
La Rambla era vicina. Ma non la frequentava molto. Preferiva passeggiare nelle piccole vie e permettere, alle tante piazze che le apparivano senza preavviso, di stupirla. Fotografava e scriveva. Appuntava sensazioni.
Come quel giorno, quando entrò nella Sagrada Familia.
Quell' immenso "capriccio".
Non riusciva a tenere dritta la testa, che rimaneva piegata all'indietro, guardando lassù. Le sembrava volesse staccarsi dal collo tanto tirava verso l'alto.
I suoi occhi restarono rivolti al cielo per tutto il tempo e capirono perché Antoni Gaudì era l'architetto di Dio.
Perché tutto, in quel luogo, ti porta a guardare in alto, dal basso delle colonne che sembra si muovano, si slancino, si proiettino verso il cielo, all'alto della cupola che pare irraggiungibile.



Barcellona le era apparsa come un luogo dove la libertà di essere fosse la normalità. Un luogo che riusciva perfettamente ad unire l'assoluta efficenza e qualità del vivere con l'originalità e la "trasgressione", in maniera naturalmente rilassata.
Tutto sembrava fosse più umano. Anche gli orari dei punti di passaggio che scandiscono le giornate. 
E trovava ovunque libero Wi-Fi.

Anche il clima era più umano.
Spesso raggiungeva Barceloneta, per mangiare qualcosa di fronte al mare. La spiaggia era sempre piena di persone allegre illuminate dal sole.
Il sole sembra più sole quando sta sopra al mare.
La sangria più sangria sulla sabbia di Barcellona.


Anche sulla spiaggia spesso fotografava. E scriveva...
...scriveva al mondo. A lettori immaginari.
Che forse non avrebbero mai letto le sue parole.
Ma non le importava.
Rivolta al mondo, guardando il mare, disse:
"Scrivo perché ho bisogno di parlarti anche attraverso cose che non leggerai mai."

 

mercoledì 3 aprile 2013

Sarà il tempo...



Perdonatemi amici teatranti
ma salterò il diario di viaggio questa settimana.
Sarà il tempo.
O il ritorno in umido dopo aver toccato il mare.
O la crisi del blogger.
Mi sento un po' un pesce in un acquario, che ogni tanto si illude di essere nell'oceano e sbatte contro il vetro trasparente...

Non mi va di scrivere.
Sono certa che ognuno di voi conserverà il ricordo di ieri sera anche senza la mia cronaca.
A me, della serata, rimarrà certamente la consapevolezza che mi sento tanto felicemente madre.
Ma non figlia.
Ci vediamo martedì prossimo.
Hasta la vista siempre!!!
Cri

giovedì 28 marzo 2013

Giù il sipario!!!


Serata strana quella di martedì sera...
Ero incerta se scrivere il post...
Mi verrebbe da dire:
"Basta!!! Sipario! Giù il sipario!!!"




Concentrazione difficoltosa.
Non riesco a spolverare il cervello. Ad annebbiare la vista. A rilassare il corpo.
Stasera va così...la volta scorsa era stata perfetta.
Ci illudiamo, a volte, raggiunto un obiettivo, di essere arrivati ad una tappa e con orgoglio pensiamo di non dover più retrocedere. E invece no!
Mi sa che sia tutto un avanti e indietro l'esistenza.

Chiara ci chiede di immaginare un palcoscenico, un teatro pieno.
Il nostro spettacolo, quello nel quale avevamo riposto tutte le nostre aspettive è in scena.
Accade qualche cosa di imprevisto. Il pubblico fischia, ride.
In prima fila, la persona a cui tieni di più al mondo, sta ridendo di te.
E' questa l'emozione che dobbiamo far crescere dentro prima di pronunciare una frase tratta da "Il gabbiano" di Anton Cechov.

"Basta!!! Sipario! Giù il sipario! Scusate, dimenticavo che solo pochi eletti possono scrivere commedie e rappresentarle in scena. Ma andate tutti al diavolo...!!!"

L'esercizio è semplice.
Basta immaginare in platea la persona giusta. La rabbia e lo sconforto escono naturali.
Come esce naturale dalle nostre penne e poi dalle nostre parole, raccontare di un tradimento subito. Non un tradimento d'amore. Anche se, in realtà, sempre d'amore si tratta.
Io scrivo e parlo di un avvenimento che risale a quindici anni fa. Eppure ricordarlo fa ancora un pochino male.
Ognuno di noi ha il suo traditore.
Non si avverte rancore nelle nostre parole, ma trapela che, quando si perdono la fiducia e la stima, raramente si può recuperare un rapporto. In particolare rapporti che hanno perso l'occasione di scambiarsi parole come "scusa", come "perdono".

Il terzo esercizio consiste proprio nello scambiarci parole
Parole che dobbiamo scambiarci tra di noi. Venti teatranti.
Parole di perdono e parole pesanti.
La fase più fastidiosa consiste nel mettersi alle spalle di una persona per dirle:
"Secondo me tu hai dei grossi limiti".
Non è una bella sensazione sentirselo dire. Non è una bella sensazione dirlo. (Anche se esce quella leggera vena di sadismo....) :-) No dai...sto scherzando. Comunque è peggio sentirselo dire. :-)
Fino a che sei essere giudicante non ti rendi conto di esserlo, e non ti rendi conto di quanto può far male un giudizio. Quando miracolosamente diventi essere pensante tutto ciò che è giudizio ti urta profondamente.
Se poi esce dalla bocca di un amico, diventa quasi insopportabile.
Vabbè...dico sempre le stesse cose. :-)

Ricordate il compito? Il tema era l'amore non corrisposto.
Dovevamo cercare una canzone italiana e interpretarla. Siamo veramente geniali e fantasiosi. :-)
Delle performance originalissime. Canzoni di alto livello.
Io ho poi mantenuto la mia scelta.
Minuetto di Mia Martini.
Mi sono seduta. Sul tavolino davanti a me uno specchio e i trucchi.
Ho iniziato a truccarmi lentamente, con cura ma con le mani tremanti. Prima gli occhi, con la matita nera e l'ombretto scuro. Poi la bocca, con il rossetto rosso.
Le mie mani si sono appesantite e insieme a loro si è appesantito il trucco.
Si è appesantito a tal punto da far uscire il rosso dalla linea delle labbra. Da far uscite il nero dagli occhi, il blu dalle palpebre.
Da donna sono diventata maschera, maschera di donna, e infine ho portato le mie mani al viso è ho distrutto tutto ciò che avevo creato. O che lui aveva creato...

Più o meno come in questo video. Che ho scoperto dopo.
Giuro. Ho i testimoni. :-)




Teatranti
Sognatori sorridenti con remote cicatrici.
Buffoni per diletto.
Amanti diversamente sensibili.
Questo il mio riassunto breve della strana serata.

giovedì 21 marzo 2013

Mumble...mumble...

Recitar! Mentre preso dal delirio,
non so più quel che dico,
e quel che faccio!
Eppur è d'uopo, sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!

Vesti la giubba,
e la faccia infarina.
La gente paga, e rider vuole qua.
E se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor

Ah, ridi, Pagliaccio,
sul tuo amore infranto!
Ridi del duol, che t'avvelena il cor!

da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo


Auch!!! Noi teatranti non abbiamo mezze misure. Ormai o si ride o si piange.

Non vorrei concentrare il post sulla prima parte della serata. Quella del rimpianto.
Credo sia stato molto difficile per tutti esternare un rimpianto.
Forse perchè la parola "rimpianto" è intima con la parola "fallimento".
Qualcuno non c'è neppure riuscito. Sob!
Il singhiozzo lo ha strozzato.
Io ho capito soltanto una cosa...
...non posso vedere piangere di dolore chi amo. Non posso farlo senza piangere a mia volta. Sigh!
Chiusa parentesi.

Ma voi avete mai provato ad uscire dal vostro essere per immedesimarvi in un animale?
Vi assicuro che è un esercizio difficilissimo.
I guru questa sera hanno voglia di divertirsi.
Immaginate venti "pagliacci" che, in un grande salone, ad un certo punto diventano tutti cavalli. Scalpitano, corrono, saltano ostacoli e nitriscono.
Per qualche interminabile minuto siamo cavalli. Cavalli che improvvisamente si trasformano in scimpanzè.
Scimpanzè che gridano, litigano tra loro, spaventati.
Che si spulciano teneramente.
Che mangiano banane, per poi trasformarsi in galli e galline.
Galli che cantano, chicchiricchiano. Galline che crocchiano.
Io sono a pezzi, fisicamente a pezzi. Lo sforzo nell'essere cavallo e scimmia è stato immane. Decido di fare il pulcino. Pio pio! (Calimero)

Mumble...mumble...questo esercizio è piuttosto imbarazzante. Diventare qualcuno completamente diverso da ciò che sei non è semplice, ma sta proprio in questo aspetto il valore di ciò che ci hanno "imposto" i guru.
L'animale rappresenta l'estremo diverso da noi. Imparare ad uscire dal "guscio io" e tentare di immedesimarsi nel "guscio altro", è riuscire a vedere e forse capire, un pochino meglio, l'estraneo. L'importanza di questi esercizi che ci appaiono ridicoli e ci fanno sentire un po' scemi, è di grande utilità, nel teatro e nella vita. Troppo spesso ci ritroviamo a giudicare senza sforzarci minimamente di comprendere. Troppo spesso siamo convinti della nostra ragione e più siamo concentrati su di essa, meno guardiamo gli eventi e le persone da altri punti di vista.
Io me ne accorgo. Spesso sbaglio. E vedo intorno a me tanti "giusti", che gonfiano le loro giudicanti penne verso gli "sbagliati".
Vorrei allargare il mio pensiero anche a tutti i nuovi filosofi del web.
Io penso che, il filosofo VERO, non celi mai giudizi nei suoi aforismi, e tanto meno supponenza.
Il filosofo, a mio parere, dovrebbe essere un esperto della vita. Qualcuno che possa essere d'aiuto e supporto al vivere stesso, al cercare di vivere meglio. Dovrebbe stimolare, spingere alla riflessione, ma non mortificare.
Credo sia necessaria una spolveratina di umiltà nel condividere con altri il proprio verbo. Si eviterebbe di utilizzare l'opzione "Elimina post".
Questo è ciò che penso. Forse sbagliando e celando un giudizio.

Pant..pant!!!
Ora però lasciateci riposare. Sgrunt!
I "pagliacci" si stendono a terra. Ronf!
Pensano. Mumble...mumble...
Tutto è relativo. Pfui! Tutto dipende.
Mi sa che davvero non ci sia nulla che unisca di più dello "sporcarsi" insieme. Pluff!

Il compito per la prossima settimana consiste nel cercare una canzone italiana e su questa scatenare la fantasia.
Il tema è l'amore non corrisposto.
Non sono ancora certa ma pensavo di scegliere questa:












 

giovedì 14 marzo 2013

Unico

Ho sempre pensato che dentro ognuno di noi si celi un artista, che spesso rimane nascosto. Forse perchè è stato fabbricato un mondo che inibisce la più assoluta delle libertà. Quella di essere unici e speciali.


Ieri sera la mia concentrazione è stata la migliore di sempre. Voto 10 con lode.
Sono riuscita veramente ad estraniarmi, ad annacquare lo sguardo, tanto che ad un certo punto mi sono resa conto di essere strabica. Gli occhi erano partiti senza mettersi d'accordo, ognuno per conto suo. Liberi.
Forse per la prima volta, da un anno a questa parte, mi sono sentita completamente rilassata e assolutamente presente nell'assenza. Una bella sensazione.
Prima di iniziare il rilassamento, i guru ci hanno indicato una frase da imparare a memoria.
Una frase di Cechov.

"A Mosca! Devo vendere tutto qui. Casa, tutto e via! A Mosca!"

E' con questa frase che apriamo il laboratorio. Ancora immersi nella musica, i guru ci comunicano che dobbiamo andarcene, partire, vendere tutto e cambiare vita.
Ognuno di noi stabilirà, al suo interno, se per lavoro, per amore o per fuggire.
Con questa emozione e con un mazzo di chiavi in mano, l'attore che vive in noi recita, in base al suo stato d'animo, la frase memorizzata.
E' incredibile vedere come l'essenza delle parole possa cambiare in base al significato emotivo che gli si attribuisce. Nessuno di noi pronuncia la frase allo stesso modo. Nessuno assomiglia per espressione all'altro.
Ognuno abbandona Mosca per i suoi disperati o stimolanti motivi.


Questa sera l'improvvisazione la facciamo a coppie.
Direi di intitolarla Incomunicabilità.
L'esercizio è piuttosto semplice, siamo abbastanza abituati a parlare a qualcuno che non ci vuole sentire o a non voler sentire qualcuno che ci vuole parlare. Ottimi risultati.

Intermezzo filosofico
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perchè perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: " Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè? Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano." Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare." ( Mahatma Gandhi )
Fine dell'intermezzo filosofico

E ora che accade?
Accade che, dopo un valzer originale e senza regole, arriva il momento del compito.
Abbiamo portato da casa un oggetto. Un oggetto che rappresenta in qualche modo un nostro talento, un'arte.
Questa cosa ha messo in difficoltà alcune persone. Anche io ci ho pensato un po'.
Quale è il mio talento?
Faccio tante cose benino, ma bene bene non so fare proprio niente.
Si, la difficoltà maggiore credo sia nata dal pensare di non avere un talento. E' un mondo per pragmatici il nostro. I più talentuosi pare siano i manager, i direttori. Gli uomini e le donne in carriera.
La norma (che non è una mia amica) mi avrebbe consigliato di portare una penna e un quaderno, qualche cosa che mi permettesse di scrivere. Ma io non mi sento di affermare che questo sia il mio talento, non mi sento abbastanza certa di questo. Io non credo di saper scrivere bene, ho un sacco di limiti e poi...
...in fondo la parola è solo uno strumento per me. A me piacerebbe far riflettere, emozionare. Contagiare.

Insomma, alla fine ho portato un microfono. Perchè io adoro cantare, ma l'ho sempre fatto in solitudine. E vorrei farlo su un palco, davanti ad un pubblico.

Ora ci sediamo tutti a terra, nella sala mensa. Abbassiamo le luci e prendiamo il nostro oggetto.
Ed ecco che tutto si anima di movimenti leggeri. Ognuno di noi sta mimando la sua arte, personale, originale, unica.
L'emozione è carpire da questo insieme di movimenti, quanto forte sia l'essere di ognuno. Quanto anche un gesto apparentemente banale, come tirare una sfoglia, sia assolutamente poetico se lo si fà con amore. Perchè il talento in fondo è riuscire a fare le cose che amiamo e l'attenzione e la cura che poniamo nel farle le rende arte.
La nostra personale arte. L'imperfezione. L'unico.

Io canto.
Canto "E se domani" di Mina. Camminando tra venti talentuosi artisti forse incompresi.

Uno di questi artisti si chiama Elisa Gatti e ci ha donato il suo talento in questo video:


http://www.youtube.com/user/TheELYKATTY?feature=mhee

martedì 12 marzo 2013

Sorprese a manitese


Manitese è un posto molto caldo. Forse perchè c'è tanta ordinata confusione.
Quando posso, il sabato pomeriggio, vado a fare la commessa volontaria. Mi piace perchè mi fa tornare indietro nel tempo, quando vendevo "innocui travestimenti". 
I clienti sono colorati e di tutte le nazionalità. I più belli sono i bambini che cercano il sogno tra i giocattoli usati.
Sabato abbiamo dato "luce" a due occhioni neri, grazie ad una chitarra della Bontempi. Quando questo facciotto è venuto a chiederci il prezzo della chitarra, sentivamo la sua fanciulla preghiera interiore. Il padre era accanto a lui e noi sapevamo che la nostra "voce" sarebbe stata decisiva per la felicità di quegli occhi. Ci siamo guardate e consultate un nano secondo e abbiamo comunicato la cifra. Il figlio ha guardato il padre che con un semplice cenno del capo ha espresso il suo consenso.
Gli abbiamo consegnato la chitarra con la soddisfazione di chi consegna una laurea.
E' stato un bel momento...
...dissacrato da Angelica, mia figlia, che ci ha informate del fatto, che il bimbo in questione era proprio quello che rincorreva i compagni e la maestra, con le forbici in mano, e voleva "ammassarle". E non è finita, lo stesso bimbo, ha strinto tanto forte il polso di Anita, l'amica di mia figlia, che le ha fatto quasi scoppiare le vene. Parole di bambina. Ci siamo guardate in faccia sorridendo.
Speriamo che la chitarra lo rilassi.

La cosa che mi piace di più fare a Manitese però è curiosare.
A Manitese ci puoi trovare di tutto. Tutto il vintage possibile e immaginabile.
Tutte le settimane arriva merce "nuova" di ogni genere. Dall'abbigliamento ai giocattoli. Dagli accessori agli oggetti per la casa. Qualunque cosa.

L'angolo migliore è sicuramente quello dei libri.
Le persone si liberano di un sacco di bellissimi libri. Un mare di libri, riviste e fumetti.
Sabato ho trovato una collezione fantastica.
Un malloppo di prime pagine...
...con certe notizie. Notizie d'altri tempi.
Ne ho fotografate alcune.







Tra i libri di ogni genere, ben catalogati, si trovano anche vere rarità dei "tempi che furono".

Questo è, o forse è meglio dire era, un libro per ragazzi di una volta...

 
"I bambini sono poeti inconsapevoli. Tutto nell'infanzia sembra misterioso e magico. Più tardi, dal bambino si sviluppa l'uomo e le belle fole dileguano. Ma talvolta, nell'uomo maturo, riappare il fanciullo, cioè il poeta. Allora la realtà ripiglia i colori del sogno."



E romanzi per giovinette...
...che parola carina!

 
Se avete cose che non utilizzate più, le potete portare in un posto che le ricicla nel modo migliore. Tutto ciò infatti diventa scambio finalizzato a progetti umanitari importanti ed inoltre quello che non serve più a voi può diventare un'acquisto soddisfacente ed economico per altri.
Venite a trovarci. Manitese è un posto dove ogni sabato scovo un sacco di sorprese.

mercoledì 6 marzo 2013

Oggi lascio fare a voi...(sgrunt)

Sono influenzata e anche piuttosto arrabbiata. Da cinque giorni non faccio altro che vegetare. E la cosa che mi ha fatto più arrabbiare è stata l'essermi persa una delle serate più strong del corso di teatro. Io detesto perdermi gli eventi...
L'ho sempre detestato. Non sapete quante volte avrei voluto sdoppiarmi per poter essere in due posti contemporaneamente. Anche tre.
E non posso neppure consolarmi fumando...sgrunt...
E il diario deve essere aggiornato.
E siccome ho dei compagni di viaggio fantastici, che mi hanno riempito di messaggi per aiutarmi nella stesura del diario di A Mosca! A Mosca!, lascerò compilare a Daniela Guerzoni il 5 Marzo 2013.
Copio e incollo ciò che mi ha mandato.
Eccolo qua...



..questo è il mio racconto...per te...che avresti amato davvero tanto una serata come quella di ieri sera...
...la concentrazione con sottofondo musicale leggermente più inquietante del solito...a me è venuto un gran caldo da subito (forse i termo erano anche un po' alti)
...la cecità è stato un passaggio difficile...essere ciechi senza far finta di esserlo...senza essere banali nei movimenti...essere davvero ciechi..
Gli abbracci...momento in cui la sala ha traboccato di amore e energia positiva...abbracci forti...fortissimi...nessun imbarazzo o quasi...io comunque non l'ho percepito..
Gli abbracciatori e gli abbracciati (che non ne volevano sapere proprio di essere abbracciati però..)..insomma...lo definirei molto faticoso dal punto di vista fisico...corse di qua e di là per abbracciare con tutto il cuore qualcuno che non voleva essere abbracciato...scappare e liberarsi come meglio si poteva, anche arrabbiati e infastiditi, da quel qualcuno che non so perchè voleva abbracciarci...
...poi va bè...hanno voluto esagerare ed allargare il giro di questa confusione di abbracci ad un trio...uno non faceva altro che rincorrere l'altro che a sua volta rincorreva il terzo in cerca di questo abbraccio...respingendo ovviamente il rispettivo abbracciatore ...posso dirlo...Gilda ha una forza incredibile.. .. e siamo arrivati stremati..fisicamente..ma credo anche divertiti..
..tutto ciò forse aveva lo scopo di farci sfogare e arrivare quindi alle interpretazioni personali di Checov molto meno tesi???..per quanto riguarda me ha funzionato..
Ogni interpretazione è stata un emozione diversa..18 versioni...se ancora ci penso...mi vengono i brividi..
te li scrivo mano a mano che mi ricordo.. ...


GILDA: Checov e la casa bianca.
Emozionante e commovente nel suo ritorno in una casa..che forse non c’è più...da una sporta tira fuori una serie di oggetti...sicuramente importanti...li tocca come fossero la cosa più bella e qualcosa che le è mancata tanto...
Musica: Casa bianca di Don Backy
DANI G.: Checov e la camera di cartone.
La camera in una scatola di cartone...le finestre..il letto..il giardino..su ciascuno un pezzo della frase…la camera-gioco..abitata da una barbie felice di esservi..ma che si addormenta nel suo letto insieme a me..stanca..troppi pensieri..
Musica: Pour que l’amour me quitte di Elisa
DANI B.: Chechov e l’entusiasmo esasperato
Spassosissima nella sua versione super improvvisata…questo entusiasmo esagerato, esasperato..agitato..per il ritorno a casa..una mimica nei movimenti e nelle faccia che mi ha fatto morire dal ridere..dico solo meravigliosa.
ELENA: Checov e il flamenco o tango (?) (sono troppo ignorante in materia)
Da vedere..perchè l’Elena regala sempre..questa lettura anche un po’ aggressiva della frase..che termina con un accenno di ballo..lei vestita di tutto punto.. maglia rossa..gonna nera..gambe nude e queste scarpe rosse…bellissima..
PAOLA: Checov e la tecnologia
Bravissima e credibilissima in questa telefonata il cui testo era appunto la frase..
MARTA: Checov e la confusione
..affanno e fatica..(ho sentito il senso del soffocare..)..per il tentativo di sovrastare con la sua voce il frastuono dei troppi pensieri rappresentanti da questo vociare di sottofondo…e poi la frase..brava..
AMBRA: Checov e “la non voglia”
..passa tutto il peso di un ritorno sicuramente non voluto..in una casa sicuramente non amata..dove non sembra esserci niente che la lega affettivamente..bella versione “negativa”…
ANNA C.: Checov e “la voglia”
..subito dopo Ambra ecco la versione “positiva”..grandissima voglia e smania di tornare..di ritrovare le proprie cose..di progettare per il domani..si sentiva tutto..
DEBORA: Checov e il Messico
..viaggio a ritroso rispetto alla frase..ricordi di viaggio attraverso le fotografie, la musica, i racconti di Debora…qualcosa per cui avere troppi pensieri per riuscire a dormire..
FEDERICA: Checov e il genio
..disarmante..un senso di inquietudine (a me personalmente…)…non tanto per la camera-libro…per lo sbattere delle cose a terra..ma per il lenzuolo e la scritta..la scelta di due pezzettini della frase.. sono a casa…troppi pensieri...
Musica: Broken home di Tricky
BEA: Checov e i cartelli
..bella la versione non verbale usando solo i cartelli..l’idea mi è piaciuta quando l’ho vista a Sanremo..efficace e diretta.
Musica:…non ricordo ma il pezzo era bello forse di Lorenzo..??
ELISA P.: Checov e Il piccolo principe
..emozionante..sono salite le lacrime..è come se stesse dicendo qualcosa che avrei potuto dire anche io o chiunque altro in quella sala..ma lei ha trovato le parole, i toni, i movimenti più giusti..elaborare un lutto come quello legato al terremoto..cominciando con il tornare a casa..tanto desiderato..bravissima..
ELISA G.: Checov e le fotografie
..accompagnate dalla sua voce calda..tranquilla e decisa..ecco le fotografie..”la mia camera”..”le mie finestre”..”il giardino”..passando attraverso la speranza..la ricostruzione..molto toccante..
ANNA G.: Checov e la felicità
..la miglior scenografia improvvisata..Anna è stata l’espressione di pura gioia per il ritorno a casa..si sentiva in ogni movimento..nel suo non verbale sempre così diretto…bello..
ARIANNA: Checov e la voce fuori campo
..geniale..l’idea di mimare la frase sulla sua voce fuori campo registrata..brava e convincente..
TYLIN: Checov e la consapevolezza
..emozionante e allo stesso tempo consapevole mentre raccontava della sua camera che ora non c’è più..che il terremoto le ha portato via..materialmente ma non mentalmente..bella nel descrivere mentre immagina chiudendo gli occhi la sua camera com’era.. bravissima..
ROBERTA: Checov e la lettera
..Bravissima e convincente nella versione di lei che al ritorno in una casa da cui è lontana da un po’..descrive in una lettera all’amato..un misto di ironia pungente e stanchezza..bello anche lo scritto.

Daniela Guerzoni


Direi che Daniela ha descritto perfettamente la serata. Serata per la quale la forma fisica, se ho ben capito, era d'obbligo.
Fossi venuta sarei svenuta. :-)
Serata fantastica. :-(
Accetterò di essermela persa forse tra uno....due anni...
Grazie a tutti per i messaggi.
Corse, abbracci a due, a tre, specchi, finti ciechi. E' divertente pensare che chi legge per caso questo diario, si potrebbe chiedere se siamo tutti folli...
Sgrunt!!! Cri

 

 

mercoledì 27 febbraio 2013

A Mosca! A Mosca!

Prima di iniziare questo nuovo diario di viaggio verso Mosca, vorrei tornare per un momento alla serata dello scorso anno. Al dietro le quinte di quel tendone-teatro che ha ospitato la nostra "prima", che è stata anche l'ultima, di "Schegge di cinema", ma non del nostro percorso teatrale.
Forse penserete che sono un po' suonata, ma ripenso ora a quei momenti, a quei mesi, quasi con malinconia.
La nostra è stata un'estate diversa, ma il senso di libertà che sentivo dentro di me "terremotata" ora comincio a non sentirlo più.
Quel vivere fuori, quel sole che rendeva le pietre ancora più pietre, quel non preoccuparsi delle cose futili. Quel mettere ciò che è davvero fondamentale al primo posto e quell'assenza di filtri che ti rende allergico alle finzioni e ai compromessi. Quel sentire più forte...

Quella sera, a Manitese, dopo pochi mesi dal terremoto, con la nostra pelle ancora sottilissima, credo sia stata magica per tutti noi. A distanza di tempo, ricordo ancora la nostra emozione, la nostra tensione. I pianti e le risate. L'adrenalina.
E poi il palco.
Dopo essermi vista in video avevo detto che non l'avrei fatto mai più.
E invece eccomi di nuovo qui.
Il teatro crea dipendenza...


A Mosca! A Mosca!

Non c'è più il teatro.
Ci troviamo davanti alla mensa della vecchia scuola elementare. Lato agibile.
Siamo praticamente quelli dell'anno scorso con aggiunta di volti nuovi.
Bei volti.
Bei faccini leggermente smarriti.
Tra i visi femminili spicca un unico, coraggiosissimo, uomo.
L'ambiente è anomalo, uno stanzone con luci al neon. Pittosto freddo, d'altra parte era una mensa.
Compensano la temperatura percepita i Guru, sempre caldissimi, con un tesoro in più a scaldare i loro cuori.

Saluti, presentazioni, abbracci, baci.

Concentrazione.
Musica.
Fissare un punto. Annebbiare la vista.

La conoscenza quest'anno la facciamo ad occhi aperti, incrociandoci ci prendiamo le mani e ci fissiamo dritti negli occhi, per almeno dieci secondi. (Elena, erano dieci secondi...)

E ora immaginate di avere davanti a voi tre scatole.
Nella prima trovate scritto "Obiettivi mancati", nella seconda "Amore non corrisposto" e nella terza "Speranze per il futuro".
Per ogni argomento dovrete scrivere una frase, quello che vi viene in mente e infilare il vostro foglietto anonimo nella scatola corrispondente.
Un rimpianto, un dolore, una speranza.
Cechov è già tra noi.
Ci dividiamo in tre gruppi e ad ogni gruppo viene consegnata una scatola e un obiettivo: mettere in scena una breve pièce ispirandosi al prezioso contenuto delle urne.
Io sono tra le "Speranze per il futuro".

Gli "Obiettivi mancati" entrano in scena simulando un autobus che torna indietro nel tempo e si ferma ad ogni desiderio non realizzato. Si ferma per non mancarlo, almeno nell'immaginazione. L'autista infine rimasto solo e assolto il suo compito, recita una poesia:


Il gruppo "Amore non corrisposto" ripercorre le delusioni e la frustrazione, dai banchi di scuola all'amore "maturo". Terminando la scena con un corale "macchisenefrega". :-)

E noi "Speranze per il futuro"?

Tra i biglietti ne troviamo uno che ci colpisce, perchè nega la speranza.
" La speranza è pane vecchio ai poveri".

Partiamo da questo per creare.
Mettiamo al centro della scena la disillusione, e iniziamo a camminare intorno a lei.
A turno ci avviciniamo e guardandola negli occhi le parliamo dei nostri sogni e delle nostre speranze e lei, disincantata e beffarda, ripete quella frase.
"La speranza è pane vecchio ai poveri".

Ne è certa, sicura della sua verità, tanto da arrivare a rubarci la scatola del sogno per distruggerla.
Ma la più impavida tra noi la assale e si riprende la scatola.
Ora possiamo allontanarci, guardando la disillusione con aria di sfida.

Ma una di noi cede, si stacca e la raggiunge.
La abbraccia, vuota di sogno e priva di speranza.

"La mia camera, le mie finestre, come se non fossi mai andato via. Sono a casa!
Domani mattina correrò in giardino. Ma ora spero di dormire, non ho chiuso occhio in viaggio...
...troppi pensieri."
da Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov

Creare, ispirandoci a questa frase, è il nostro compito per la prossima settimana.

Tornando a casa la Bea ha detto:
"E' stato come se non avessimo mai smesso."







mercoledì 30 gennaio 2013

Help me

Ragazze della caverna fermatemi!
Sto diventando una divoratrice di dolciumi.
Devo iniziare a lavorare al più presto per procurarmi un po' di sano stress che mi chiuda lo stomaco.
Le regole sono le seguenti:
- Chi mi vede davanti alla pasticceria dovrà piantarsi di fronte alla porta, aprire le ali e impedirmi di entrare.
- Se alla Coop notate casualmente nel mio carrello alimenti sospetti, distraetemi ed eliminateli. Se ho il Salvatempo li pagherò ma almeno non li mangerò.
- Quando venite a casa mia, mandatemi ai piani superiori con una scusa. Possibilmente valida. Con astuzia controllate accuratamente la mia credenza. Ciò che considerate dannoso va estrapolato e fatto sparire (magari non datelo in pasto a Paco).
- Chi viene in palestra con me tenga sotto controllo il mio girovita, il mio girofianchi ma, in particolare, ciò che mi gira tra i denti. E non mi prenda in giro. Mi vomiti addosso la realtà. Se salata è meglio.
N.B. Se vedete un giardiniere nel mio giardino preoccupatevi. Desperate Housewives docet.
P.S. Il regolamento entrerà in vigore alla fine della campagna elettorale.
Ora faccio merenda...