Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 28 marzo 2012

Io non so parlare


Questa è una scena, per me bellissima, tratta dal film Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek. Un film di "lotta" alle finzioni sociali, lieve ed ironica. E' ciò che ho "recitato". Il mio compito.
Avevo con me quattro oggetti: un bicchiere e un cucchiaio (per fare tin tin tin), una gabbietta e un libro.
Un libro che mi ha cercato e trovato (perchè io non l'avrei mai comprato).
Sapete che a volte i libri ci vengono a cercare? Voi pensate sia casuale...ve li trovate sul comodino, prestati da qualcuno o regalati...eppure loro sono lì per un motivo ben preciso.
Ho collegato la prima pagina di questo libro "impiccione" al film e ho concluso la mia parte, il mio compito...

C'era una volta - e c'è ancora - un'anima curiosa che vagava per gli spazi infiniti senza trovare un amore dentro il quale tuffarsi. Stava andando alla deriva negli abissi di un mare di noia quando sentì pulsare qualcosa. Una luce, fatta di musica. E rimase inebetita da tanta bellezza. Disse solo una parola e si tuffò dentro di te.
Allora vi siete dimenticati di tutto e avete incominciato a vivere. Tu e la tua anima.
Per sempre felici e contenti, prometteva l'ultima riga delle favole. Invece siete finiti in una gabbia, e le sue sbarre le ha costruite il dolore. Non riuscite più a stare insieme e neppure a staccarvi. Vi trascinate senza meta sotto il peso dell'infelicità e nei vostri pensieri il futuro assomiglia a un deserto dove la nostalgia prevale sul sogno e il rimpianto sulla speranza.
Lettrice o lettore, non ti crucciare. Prima o poi - e più prima che poi - sentirai in sogno una voce di flauto.
"Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente."
"Innamorarmi della mia anima! E come si fa?"
"Ti do un indizio. Ricomincia dall'inizio..."
da L'ultima riga delle favole di Massimo Gramellini

Ricominciamo...
Male male...quarta serata di laboratorio teatrale.
Questa sera non va. Parto male. Non riesco a rilassarmi, non riesco a concentrarmi. Ho il pollice che si muove in continuazione e non riesco a fermarlo.
E' dal primo pomeriggio che è in atto l'ennesima battaglia dell'ormai perenne guerra fra ME e me. :-)

Il primo esercizio mi "smuove" poco. Dobbiamo immaginare di essere in un camerino, davanti allo specchio, cinque minuti prima di entrare in scena. Non sono concentrata, non sono agitata. Mi guardo velocemente allo specchio e poi chiudo gli occhi. Sciolgo le spalle e mi massaggio il collo. Mi sento pronta ad uscire sul palcoscenico.
Com'era la frase da dire? Non me la ricordo già più.

Mi aspetto altre prove e invece i guru ci dicono che è il momento di "correggere i compiti". Non me lo aspettavo. Ansia da prestazione. Prendo i miei oggetti e comincio a rileggere quello che ho scritto. troppo lungo, devo snellire. Comincio a cancellare. Righe su parole.
Ci fanno mettere tutti gli oggetti in mezzo a palco........

.......ragazzi non ce la faccio.

(stasera non ce la faccio, non riesco a scrivere, non riesco a descrivere)

Mi fermo...ho Angelica in braccio che ha paura dei ragni velenosi e una giornata di "sport estremo" alle spalle...(ma com'è una che si veste da catwoman per andare al ricevimento professori e inveisce contro un rappresentante di classe quattordicenne accusandolo di inefficienza senza rendersi conto che può avere di fronte la madre del suddetto quattordicenne cioè la sottoscritta?)
...stasera il resto del mondo non mi piace. Stasera scrivo solo per i miei compagni d'avventura.

Carissimi compari emozionattori
voglio soltanto dire che mi hanno colpito molto i nostri tre uomini. Gaetano, Nicola e Davide.
Perchè hanno "tirato fuori" tre storie molto intense e personali e credo che non sia stato facile.
Al laboratorio teatrale però forse tutto diventa più semplice. Si respira un'aria di condivisione nella quale nessuno si sente giudicato. (Questa è la mia impressione.)
Un abbraccio anche alla mia donna in fuga, la Bea che in quattro frasi e un cuore ha racchiuso il suo immenso universo.
Una pacca sulla spalla ad Anna, Elisa ed Elena che penso abbiano dovuto interpretare la parte più difficile del mondo. La "Voce umana" di Jean Cocteau...(roba da Anna Magnani)
Io non ce l'avrei mai fatta.

La mia interpretazione invece la sentivo proprio....bella scelta guru!!!


Continuo la mia battaglia fra ME e me...buonanotte e come sempre sogni d'oro.

mercoledì 21 marzo 2012

Il baule dei ricordi

Bene bene...terza serata di laboratorio teatrale.
(Ho capito che i guru, Chiara e Matteo, sono dei sadici :-)
Comunque, serata fantastica.

Iniziamo, come sempre, con il solito esercizio di rilassamentoconcentrazionemozione...sei lì che ti stai tranquillizzando...
...e quando meno te lo aspetti, mentre hai annebbiato la vista e stai regolando il respiro...ti arriva la mazzata.
La voce che ti dice di immaginare, davanti a te, un vecchio baule.
Questo vecchio baule contiene i tuoi ricordi d'infanzia. Ognuno di noi, ognuno rispettando i suoi tempi, lo deve aprire e tirare fuori giocattoli o qualsiasi altro oggetto dimenticato.
Mi rendo conto che per chi legge, e non prova, possa sembrare una cosa semplice...
....per molti di noi, la sottoscritta in testa, non è stato così.

Provo a descriverlo ma, non essendo io José Saramago ma, solamente, un mediocre scrittore neofita, mi sarà molto difficile trasmettere l'emozione provata.
Il sottofondo musicale è poco rassicurante. Mi ricorda vagamente la canzoncina che c'è in Profondo Rosso. Non se se ve la ricordate....lalalalala    lalala  la lalalalala
Sono super concentrata e sconcentrata. Vorrei essere concentrata e vorrei essere sconcentrata.
Ho caldo. Un caldo terribile. Un fuoco nel petto. Vedo gli altri che aprono il loro baule ma so che non li devo guardare.
Guardo in basso, guardo il mio e non riesco a trattenere le lacrime. Sto piangendo. Oddio, che vergogna....mi chiameranno lacrima facile...mi stanno guardando...cosa faccio?
Devo chinarmi, devo aprirlo. Faccio un terribile sforzo e mi abbasso.
Rimango ferma piangendo per un momento interminabile e finalmente, lentamente, lo apro.
Guardo dentro...è praticamente vuoto. Sola, in un angolo, una Barbie, con un abito fucsia luccicante e un boa. Barbie Superstar. (mi ricordo, era Natale)
La prendo tra le mie mani tremanti. Non so perchè mi viene in mente mio fratello e mi appare Big Jim. Ho finto, ho finto che nel baule ci fosse anche lui. L'ho preso e ho pensato a quando con le mie piccole manine cucivo i vestitini per questi due personaggi. Mia nonna calabra faceva la sarta e mi regalava tanti ritagli di stoffa e io inventavo vestiti. (Quello che poi è diventato il mio mestiere)
Sto deviando.
Insomma, a questo punto non vedo l'ora di finire. Mi fa troppo male. Ripongo in fretta la Barbie e il Big Jim, chiudo il baule e scappo dietro le quinte.
Quando ci sediamo in cerchio per trarre le somme, scopro che altri hanno pianto o faticato e mi sento meno sola. (In questi momenti, con tutti noi seduti a confrontarci, non vi sembra di essere un po' agli Alcolisti Anonimi più che al corso di teatro?)

Rimaniamo seduti per il secondo esercizio.
Gli ormai scatenati guru ci spiegano la D-R-A-M-M-A-T-I-C-A storia che andremo a...."sentire".
Ci fanno ascoltare la seguente canzone. (metto l'originale che rende meglio...il dramma :-)


La prova è la seguente:
dobbiamo ascoltare con la massima concentrazione la canzone immedesimandoci...secondo voi in quale dei tre?
Ovviamente il più sfigato. Il tra. Il disperato.
Alla fine della canzone, ognuno a modo suo, deve pronunciare la fatidica ultima strofa parlata...

Oh, no! non è niente,
forse un po' di fatica.
cosa vai a pensare?
Al contrario!
è stata una magnifica serata no !
Una magnifica serata !
Una magnifica serata !


Sospirone.

A questo punto ci dividono in gruppi. Quattro gruppi. Ogni gruppo ha in dotazione una canzone e un oggetto. Con questi due elementi deve inventare una performance.
Il mio gruppo è composto da Anna 2 ( l'anarchica), Barbara, Daniela e Davide. (E da me ovviamente)
La nostra canzone è di un tale Antony and the johnsons. (mai sentito prima).
Il nostro oggetto è un enorme telo rosso.
Ora metto la canzone e mentre la ascoltate provo a spiegare quello che abbiamo fatto...

 
Ci siamo legati, chi i polsi e chi le caviglie, con gli angoli del telo rosso.
Siamo entrati sul palcoscenico camminando abbracciati e avvolti nel rosso del tessuto.
I nostri sguardi erano inconsapevoli e stupiti, come di chi arriva in un luogo nuovo, un luogo di sogno.
Al centro del palco ci siamo seduti in cerchio, schiena contro schiena, continuando ad ammirare qualcosa di attraente e inspiegabile alle nostre piccole e ingenue menti.
Ma ecco che uno di noi si alza e si dirige verso un punto distante. Tira, cerca di andare, ma è legato, e noi vogliamo trattenerlo.
A turno ognuno di noi si alza, dirigendosi nel punto opposto a colui che l'ha preceduto. Gli altri provano a fermarlo, ma senza successo. Io sono l'ultima e cerco di trattenere con disperazione i miei compagni...finchè vedo anche io qualcosa di irresistibile. Mi alzo e mi allontano, verso quel punto misterioso. Ora siamo tutti in piedi. Il telo è completamente steso. ognuno tira, verso il suo sole, ma siamo legati. Tiriamo, tremiamo, nessuno di noi riesce a sciogliere i nodi. Ci giriamo, ci guardiamo negli occhi ed ecco che il primo rientra, si getta sotto l'enorme telo teso e si rannicchia. Lo seguiamo anche noi. Uno alla volta.
Ora siamo tutti sotto il telo. Di nuovo al sicuro. Di nuovo insieme. Ci corichiamo. Coperti completamente dall'enorme drappo rosso. E ci fermiamo. Al buio.

Devo dirlo. Fare questa cosa è stato intensissimo. Mi è piaciuto da morire e alla fine mi sono sentita talmente soddisfatta e appagata che l'avrei rifatto altre dieci volte.
Tutte le altre performace sono state veramente belle e originali...è incredibile come con poco si possa creare tanto. (Magari le facciamo raccontare ai protagonisti in un commentino?)
Serata fantastica davvero. Ho ancora questo senso di beatitudo post laboratorio teatrale che mi accompagna...e poi è anche il primo giorno di primavera. Che bello!!! Non vedo l'ora che sia martedì. Grazie.

sabato 17 marzo 2012

Sul divano

"Oggi vorrei una prosa distesa, tranquilla, che dicesse le cose più serie nella forma più semplice. Una prosa che si sostenesse da sola, in cui io non intervenissi o non avessi altra presenza che quella del contemplativo che si riposa sulla riva del fiume e vede scorrere le acque." José Saramago


Nella piccola stanza l’odore è di caldo. Caldo di stufa a legna. Di quelle con tutti gli sportellini. Di quelle con tutti i cerchiolini sopra che possono essere tolti uno per uno.
Nella piccola stanza c’è tutto. La tavola, il frigorifero, il fornello, i mobiletti, la televisione, la radio, la macchina da cucire, il divano.

Il divano è il luogo più caldo della piccola stanza. Accanto alla stufa.
Ti ci puoi addormentare senza accorgertene, prima di cena.  Nel momento in cui ti addormenti  la sensazione è particolare. Dormi e sei sveglia. Senti le voci di tutti, senti il telegiornale, senti un caldo avvolgerti ovunque. Senti le gote diventare sempre più rosse. Di caldo.

Poi viene la sera. Della giornata trascorsa nella piccola stanza rimane il caldo.
Si apre una porta e senti il freddo. Sali le scale. Fredde. Le camere da letto. Fredde.
I letti sono già tutti occupati da questi personaggi di legno che chiamano “preti”. Si spostano al tuo arrivo. Erano lì per scaldarti il posto.

Ti infili sotto le coperte. Calde.  Ma le gote sono bianche. Fredde.
Quando ti portano via da quella casa è come se ti strappassero dal divano. Come se improvvisamente, senza neppure aprire la porta, ti trovassi sulle scale. Le tue gote rosse, in un attimo bianche.

Forse è lì che è rimasta la tua piccola anima. Addormentata nel caldo di quel divano.

mercoledì 14 marzo 2012

La cassa da "morto"

(il titolo forse lo capiscono solo le mie due compari)

Bene bene...ieri sera seconda lezione di teatro.
Intanto comincio col dire che è stata divertentissima.

Nel pomeriggio io, Anna e Bea, ci siamo trovate a casa mia, a fare le prove.
Ricorderete che il compito era "interpretare" una canzone.
La neanche tanto inconscia ansia da prestazione ha fatto sì che, Bea avesse la febbre, Anna i crampi all'addome e io...mi sentivo solo un po' strana.
Alle nove meno dieci, prima di entrare in teatro mi sentivo molto strana.

La lezione inizia con il solito esercizio di rilassamento, whereupon Chiara e Matteo ci dicono che dobbiamo  concentrarci e pensare di essere rinchiusi in una cassa di legno. Mi sento già male.
Dall'interno della cassa immaginaria iniziamo a muovere le mani per carpirne le dimensioni e se ci sono eventuali buchi o vie d'uscita....nulla. La cassa è chiusa ermeticamente. Soffoco.
A questo punto dovremmo iniziare a tentare di aprirla con forza, con violenza.
Le mie mani però non si muovono. Tremano ma non si muovono.
Mi sto abituando a non respirare.....
Mentre vedo tutti intorno a me che spingono e scalciano per uscire io rimango ferma. Non mi va. Semplicemente non mi va di uscire.
Chi riesce a liberarsi deve urlare, un grido liberatorio.
Sento le grida intorno a me ma sono già "felicemente rassegnata" a rimanere al sicuro nella mia cassa.

Questo esercizio credo sia stato un disastro. Consapevole del mio dramma interiore :-) mi preparo per la seconda prova.

Camminiamo per il palcoscenico. Disordinati, ma attenti a non lasciare spazi vuoti.
Matteo ci dà indicazioni.
Dobbiamo cambiare modo di camminare quando lui ce lo dice.

Mendicante.
Re o regina.
Su un tappeto elastico.
Su un piano instabile, una corda o una fila di mattoncini. (questo mi è piaciuto molto perchè perdere l'equilibrio è una cosa che mi riesce bene)
Sul cemento fresco.
Sui chiodi. (terribile)
Ubriachi. (riesce bene a molti)

Terza prova...(più che un corso di teatro sembra "L'isola dei famosi")
Un volontario si mette in mezzo al palco, rannicchiato in posizione fetale, ad occhi chiusi. Gli altri emozionattori seduti intorno a lui, a formare un cerchio. A turno, chi se la sente, si deve avvicinare e, donare al "malcapitato", un gesto affettuoso, di qualunque tipo. Baci, abbracci, carezze...e chi più ne ha più ne metta.
Colui che riceve, deve rifiutare le "attenzioni" fino a che non ce la fa più a reagire. A quel punto le accetta e apre gli occhi.
Non vi sto a raccontare quello che è successo. Esercizio molto particolare. Io mi sono comunque esposta, solamente, con una semplice carezza. (Troppo difficile questa prova. :-)

Salto il momento divertente e creativo dell'improvvisazione e passo a...
...allora, vediamo...
...ah, è il momento di correggere i compiti.

Non posso descrivere tutto. Venti canzoni emozionanti , venti emozionattori emozionati.
E poi certi spettacoli della natura bisogna viverli e vederli, non si possono raccontare.
Mi limiterò a dire che siamo stati tutti bravissimi e, alcuni, si sono veramente distinti per originalità e ingegno. Senza voler far torto a nessuno, voglio ricordare quelli che, a me personalmente, sono piaciuti di più.
A parte ovviamente Anna e Bea che sono due miti di donne, mi è piaciuta tanto Daniela con la sua "Colpo di pistola" dei Subsonica. A seguire una ragazza, della quale non ricordo il nome (mi dispiace tanto), che ha fatto un'interpretazione figurata, originalissima, di "Altrove" di Morgan. E per finire Anna 2 con " Buonasera Dottore" di Claudia Mori. Non aggiungo altro.
IO?
Ho fatto quello che dovevo fare. L'Anna mi ha detto che le ho trasmesso freschezza. Un bellissimo complimento. Grazie...ma è tutto merito di Rino e di quel meraviglioso tatararatata che accompagna le parole di "Sfiorivano le viole".

Le canzoni le metto tutte e tre....sono troppo belle.



sabato 10 marzo 2012

RADICI


La nonna nacque il 25 Ottobre del lontanissimo 1919.
A quattordici anni iniziò ad "emigrare" stagionalmente in Piemonte. A fare la mondina. Ricordo che mi cantava spesso dei motivetti che, lei e le colleghe di lavoro, si dilettavano a intonare con le gambe immerse nell'acqua e la schiena piegata. A quattordici anni (ripeto).
Eppure rammentava quegli anni di fatica adolescenziale con palpabile felicità sul viso.
Pur proclamandosi "comunista", raccontava con orgoglio di quella volta che il Duce andò a fare loro visita nella risaia.
Seduta al caldo, sulle sue ginocchia, potevi ascoltare Faccetta Nera o Bandiera Rossa, cantate con la stessa voce di italiana pulita.
Ricordo anche la tenerezza che provavo mentre lei, con dignità, poneva la sua firma da seconda elementare sui documenti, orgogliosa del suo "sapere", perchè altri, più sfortunati di lei, mettevano una croce. Sapeva a malapena leggere e conosceva un numero limitato di parole, ma conosceva la vita. Quella vissuta veramente. Ha vissuto grandi fratelli prigionieri lontani o morti in guerra e piccoli nipoti morti di malattia. Fatiche fisiche che noi consideriamo disumane e gioie semplici di contadina. Fame e condivisione. Paioli di marmellata bollente. Problemi di soldi, di figli e crescite di nipoti.
Non c'è animale commestibile che non abbia ucciso con le sue mani e cucinato. 
Ogni volta che compro un'insalata in busta o un misto per soffritto surgelato alzo gli occhi al cielo, sperando che sia distratta.
Era una persona ricca di semplice etica, ma so che a volte è andata contro i suoi principi, per una causa che si chiama generosità.
Non si può dire che la vita con lei sia stata lieve.
Quando sento la parola “sacrificio” penso a mia nonna, e mi chiedo se sia giusto sacrificare la propria vita per gli altri. Penso a quanto noi, in generale, non conosciamo il vero significato di questa parola. Di quanto spesso ci abbandoniamo al lamento inutile e alla paura, di quanto siamo bravi a guardare nelle case e nelle tasche altrui con frustrazione.
No, non credo sia giusto sacrificare la propria vita per gli altri (anche se in certi casi si è costretti a sacrificarne un pezzo) ma, sicuramente, in una società dove troppe persone "crollano" di fronte a disagi ben più modesti, penso che i racconti delle vite passate nella povertà reale, nella guerra vissuta sulla propria pelle, nella fatica autentica, siano utili. 
(Quando non ci sarà più chi ricorderà i colori e gli odori di queste vite, non verrà a mancare un grande tesoro?) 

Neppure la morte è stata lieve con lei. Un nemico della salute le ha tolto la dignità facendola tornare bambina e bisognosa. Io, schizzinosa come sono, l’ho baciata sulle labbra fino alla fine, mentre la imboccavo quando deglutiva semolino con i bocca due soli denti, perché prima dei suoi denti c’erano sempre tante, troppe priorità.
E’ morta il 18 Aprile del 1997. Pochi mesi prima che nascesse il suo pronipote. Mio figlio. 
Si narra che in una famiglia, prima che nasca un bambino, muoia un anziano. Per cedergli l’anima. Mi piace un po' credere che sia così.





                                           RADICI






giovedì 8 marzo 2012

La dea bendata

Bene bene...ho iniziato il corso di teatro.
Il nome mi inquietava un po'..."L'emozione necessaria".
I guru dicono, tra il serio e il faceto, che ci cambierà la vita.
I guru sono Chiara e Matteo che ci accolgono nel teatro con un bel sorriso rassicurante (seppur beffardo)...di chi sa dove vuole "arrivare".
Gli aspiranti emozionattori sono venti. Cioè, ...(dove scappi)... siamo venti.
Diciassette donne e tre uomini. (forse per le donne le emozioni sono più necessarie :-)
Dopo una breve presentazione ci fanno salire direttamente sul palcoscenico...
...con una benda in mano.
Sono già fortemente preoccupata.
Esercizio rapido di rilassamento e ci bendiamo. Venti esseri bendati su un palcoscenico.
Temo per il mio equilibrio e per le mie vertigini. E poi ho un senso dell'orientamento precario anche ad occhi aperti.
La prima prova è la seguente:
dobbiamo camminare sul palco ed ogni volta che sentiamo la presenza di qualcuno, dobbiamo prendergli le mani e presentarci. Si può anche chiacchierare un po'.
In questa cecità di gruppo, l'idea di non scontrarsi con nessuno e rimanere soli fa paura. Mi rendo conto che faccio di tutto per trovare un cieco da conoscere. Nel momento del contatto, le strette di mano sono talmente intense che farebbero accaponar la pelle alla British Olimpic Association.
La seconda prova, sempre alla cieca, consiste nello stesso gioco, ma questa volta dobbiamo camminare in silenzio e quando sentiamo qualcuno vicino a noi lo dobbiamo abbracciare. (torno indietro nel tempo, a quando abbandonai un corso di yoga perchè tutto quel contatto fisico con estranei non lo potevo reggere).
Ce la potrò fare?
Ce l'ho fatta, ho abbracciato quattro emozionattori tra i quali ho avuto la fortuna di incontrare la mia amica Bea. Con la certezza di passare inosservata ho deviato un pelo dal percorso...
(...come prima volta quattro abbracci possono bastare).
Ammetto che il primo esercizio è stato bello. Conoscere delle persone mai viste prima al buio totale è interessante. C'è chi ti tocca il viso, chi ti parla con una bella voce, chi ti stinge forte le mani.
Finalmente ci togliamo la benda. Mi lacrimano gli occhi.
I guru ci chiedono di presentarci singolarmente con nome, un aggettivo e un difetto.
Sono di nuovo al buio...cervello in tilt...in questo momento non mi conosco. Mi faccio consigliare da Anna e ripeto quello che mi ha detto lei (in questo preciso istante mi conosce senz'altro meglio di quanto mi conosca io).
A questo punto veniamo divisi in quattro gruppi. Ogni gruppo deve creare un piccolo sketch ispirandosi a un film famoso. Abbiamo trenta minuti di tempo. Ogni gruppo si isola dagli altri. Non conosco nessuno dei miei compari ma in un nanosecondo siamo affiatatatissimi. Concentrati sull'obiettivo e smaniosi di non perdere tempo.
Decidiamo di fare una mini parodia di Forrest Gump.
Io faccio la parte di una che litiga al telefono col moroso...e mi viene quasi naturale (strano, io non litigo mai al telefono). Chiudendo la telefonata dico, rivolgendomi a colei che interpreta Forrest: "Ma perchè gli uomini sono così stupidi?"...e Forrest risponde: " La mamma diceva sempre...stupido è chi lo stupido fa."
Terminato il tempo ogni gruppo presenta il suo sketch.
Tutti belli, veramente.
Bravi aspiranti emozionattori!

Il laboratorio si conclude con un'ultima prova. Ognuno di noi deve scrivere su un foglietto il personaggio di un film che amerebbe interpretare e perchè.
Oddio...di nuovo il buio. Non mi viene in mente nulla di intelligente. Non c'è tempo...scrivo un'emerita boiata. Dopo due minuti mi si accende la luce...ma ormai è tardi. Beh, lo scrivo qua.
Vorrei essere Blanca...del film "La casa degli spiriti"...il perchè è troppo lungo da spiegare.

Prima serata dedicata alla conoscenza. Obiettivo raggiunto. Tutta gente simpatica e viva.
Compito per la prossima settimana...
...scegliere una canzone da...interpretare.
Pensavo a questa...