Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

sabato 10 marzo 2012

RADICI


La nonna nacque il 25 Ottobre del lontanissimo 1919.
A quattordici anni iniziò ad "emigrare" stagionalmente in Piemonte. A fare la mondina. Ricordo che mi cantava spesso dei motivetti che, lei e le colleghe di lavoro, si dilettavano a intonare con le gambe immerse nell'acqua e la schiena piegata. A quattordici anni (ripeto).
Eppure rammentava quegli anni di fatica adolescenziale con palpabile felicità sul viso.
Pur proclamandosi "comunista", raccontava con orgoglio di quella volta che il Duce andò a fare loro visita nella risaia.
Seduta al caldo, sulle sue ginocchia, potevi ascoltare Faccetta Nera o Bandiera Rossa, cantate con la stessa voce di italiana pulita.
Ricordo anche la tenerezza che provavo mentre lei, con dignità, poneva la sua firma da seconda elementare sui documenti, orgogliosa del suo "sapere", perchè altri, più sfortunati di lei, mettevano una croce. Sapeva a malapena leggere e conosceva un numero limitato di parole, ma conosceva la vita. Quella vissuta veramente. Ha vissuto grandi fratelli prigionieri lontani o morti in guerra e piccoli nipoti morti di malattia. Fatiche fisiche che noi consideriamo disumane e gioie semplici di contadina. Fame e condivisione. Paioli di marmellata bollente. Problemi di soldi, di figli e crescite di nipoti.
Non c'è animale commestibile che non abbia ucciso con le sue mani e cucinato. 
Ogni volta che compro un'insalata in busta o un misto per soffritto surgelato alzo gli occhi al cielo, sperando che sia distratta.
Era una persona ricca di semplice etica, ma so che a volte è andata contro i suoi principi, per una causa che si chiama generosità.
Non si può dire che la vita con lei sia stata lieve.
Quando sento la parola “sacrificio” penso a mia nonna, e mi chiedo se sia giusto sacrificare la propria vita per gli altri. Penso a quanto noi, in generale, non conosciamo il vero significato di questa parola. Di quanto spesso ci abbandoniamo al lamento inutile e alla paura, di quanto siamo bravi a guardare nelle case e nelle tasche altrui con frustrazione.
No, non credo sia giusto sacrificare la propria vita per gli altri (anche se in certi casi si è costretti a sacrificarne un pezzo) ma, sicuramente, in una società dove troppe persone "crollano" di fronte a disagi ben più modesti, penso che i racconti delle vite passate nella povertà reale, nella guerra vissuta sulla propria pelle, nella fatica autentica, siano utili. 
(Quando non ci sarà più chi ricorderà i colori e gli odori di queste vite, non verrà a mancare un grande tesoro?) 

Neppure la morte è stata lieve con lei. Un nemico della salute le ha tolto la dignità facendola tornare bambina e bisognosa. Io, schizzinosa come sono, l’ho baciata sulle labbra fino alla fine, mentre la imboccavo quando deglutiva semolino con i bocca due soli denti, perché prima dei suoi denti c’erano sempre tante, troppe priorità.
E’ morta il 18 Aprile del 1997. Pochi mesi prima che nascesse il suo pronipote. Mio figlio. 
Si narra che in una famiglia, prima che nasca un bambino, muoia un anziano. Per cedergli l’anima. Mi piace un po' credere che sia così.





                                           RADICI






3 commenti:

  1. Mi piacciono tanto queste storie di Vita Vera. Vissuta.
    E' commovente.
    E con lo stesso sgomento osservo quelle persone che sembrano voler perdere ogni dignità, a scapito del dono prezioso che conferisce loro l'età.
    Perchè perdere la dignità non è la malattia, o il dover tornare bambini bisognosi. Penso che abbia più a che fare con il voler rifiutare di accettare il proprio status di "non più giovani" e comportarsi di conseguenza come sedicenni arrapati.
    Lo so, ognuno libero di gestirsi come più gli piace.
    Le vecchiette con i gratta e vinci mi fanno una pena infinita, perché penso sempre che abbiano tanto, troppo vuoto da riempire.
    Spero di saper accettare la mia vecchiaia un giorno, con dignità.
    So che non sarò altrettanto brava come la tua nonna a sacrificare me stessa, ma sentire queste Storie è uno sprone. Grazie per averla condivisa.
    E bentornataaaaaa finalmente!!!
    Ali

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    1. Carissima Ali...sei ancora una bambina :-)
      IO che sto passando nell'altra metà della vita, in certi momenti pagherei per essere una sedicenne...:-)
      Grazie mille per il "bentornata".

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  2. Questo post lo sento dentro. Anch'io sono molto fortunata, ho una nonna così.
    E sono terrorizzata al solo pensiero di doverla, prima o poi, salutare. I suoi racconti sono buona parte della mia memoria. E della mia etica.
    In tutto questo, come sai, non ho figli. Forse...sarebbe un bel passaggio. Magico.

    S

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