Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 21 marzo 2012

Il baule dei ricordi

Bene bene...terza serata di laboratorio teatrale.
(Ho capito che i guru, Chiara e Matteo, sono dei sadici :-)
Comunque, serata fantastica.

Iniziamo, come sempre, con il solito esercizio di rilassamentoconcentrazionemozione...sei lì che ti stai tranquillizzando...
...e quando meno te lo aspetti, mentre hai annebbiato la vista e stai regolando il respiro...ti arriva la mazzata.
La voce che ti dice di immaginare, davanti a te, un vecchio baule.
Questo vecchio baule contiene i tuoi ricordi d'infanzia. Ognuno di noi, ognuno rispettando i suoi tempi, lo deve aprire e tirare fuori giocattoli o qualsiasi altro oggetto dimenticato.
Mi rendo conto che per chi legge, e non prova, possa sembrare una cosa semplice...
....per molti di noi, la sottoscritta in testa, non è stato così.

Provo a descriverlo ma, non essendo io José Saramago ma, solamente, un mediocre scrittore neofita, mi sarà molto difficile trasmettere l'emozione provata.
Il sottofondo musicale è poco rassicurante. Mi ricorda vagamente la canzoncina che c'è in Profondo Rosso. Non se se ve la ricordate....lalalalala    lalala  la lalalalala
Sono super concentrata e sconcentrata. Vorrei essere concentrata e vorrei essere sconcentrata.
Ho caldo. Un caldo terribile. Un fuoco nel petto. Vedo gli altri che aprono il loro baule ma so che non li devo guardare.
Guardo in basso, guardo il mio e non riesco a trattenere le lacrime. Sto piangendo. Oddio, che vergogna....mi chiameranno lacrima facile...mi stanno guardando...cosa faccio?
Devo chinarmi, devo aprirlo. Faccio un terribile sforzo e mi abbasso.
Rimango ferma piangendo per un momento interminabile e finalmente, lentamente, lo apro.
Guardo dentro...è praticamente vuoto. Sola, in un angolo, una Barbie, con un abito fucsia luccicante e un boa. Barbie Superstar. (mi ricordo, era Natale)
La prendo tra le mie mani tremanti. Non so perchè mi viene in mente mio fratello e mi appare Big Jim. Ho finto, ho finto che nel baule ci fosse anche lui. L'ho preso e ho pensato a quando con le mie piccole manine cucivo i vestitini per questi due personaggi. Mia nonna calabra faceva la sarta e mi regalava tanti ritagli di stoffa e io inventavo vestiti. (Quello che poi è diventato il mio mestiere)
Sto deviando.
Insomma, a questo punto non vedo l'ora di finire. Mi fa troppo male. Ripongo in fretta la Barbie e il Big Jim, chiudo il baule e scappo dietro le quinte.
Quando ci sediamo in cerchio per trarre le somme, scopro che altri hanno pianto o faticato e mi sento meno sola. (In questi momenti, con tutti noi seduti a confrontarci, non vi sembra di essere un po' agli Alcolisti Anonimi più che al corso di teatro?)

Rimaniamo seduti per il secondo esercizio.
Gli ormai scatenati guru ci spiegano la D-R-A-M-M-A-T-I-C-A storia che andremo a...."sentire".
Ci fanno ascoltare la seguente canzone. (metto l'originale che rende meglio...il dramma :-)


La prova è la seguente:
dobbiamo ascoltare con la massima concentrazione la canzone immedesimandoci...secondo voi in quale dei tre?
Ovviamente il più sfigato. Il tra. Il disperato.
Alla fine della canzone, ognuno a modo suo, deve pronunciare la fatidica ultima strofa parlata...

Oh, no! non è niente,
forse un po' di fatica.
cosa vai a pensare?
Al contrario!
è stata una magnifica serata no !
Una magnifica serata !
Una magnifica serata !


Sospirone.

A questo punto ci dividono in gruppi. Quattro gruppi. Ogni gruppo ha in dotazione una canzone e un oggetto. Con questi due elementi deve inventare una performance.
Il mio gruppo è composto da Anna 2 ( l'anarchica), Barbara, Daniela e Davide. (E da me ovviamente)
La nostra canzone è di un tale Antony and the johnsons. (mai sentito prima).
Il nostro oggetto è un enorme telo rosso.
Ora metto la canzone e mentre la ascoltate provo a spiegare quello che abbiamo fatto...

 
Ci siamo legati, chi i polsi e chi le caviglie, con gli angoli del telo rosso.
Siamo entrati sul palcoscenico camminando abbracciati e avvolti nel rosso del tessuto.
I nostri sguardi erano inconsapevoli e stupiti, come di chi arriva in un luogo nuovo, un luogo di sogno.
Al centro del palco ci siamo seduti in cerchio, schiena contro schiena, continuando ad ammirare qualcosa di attraente e inspiegabile alle nostre piccole e ingenue menti.
Ma ecco che uno di noi si alza e si dirige verso un punto distante. Tira, cerca di andare, ma è legato, e noi vogliamo trattenerlo.
A turno ognuno di noi si alza, dirigendosi nel punto opposto a colui che l'ha preceduto. Gli altri provano a fermarlo, ma senza successo. Io sono l'ultima e cerco di trattenere con disperazione i miei compagni...finchè vedo anche io qualcosa di irresistibile. Mi alzo e mi allontano, verso quel punto misterioso. Ora siamo tutti in piedi. Il telo è completamente steso. ognuno tira, verso il suo sole, ma siamo legati. Tiriamo, tremiamo, nessuno di noi riesce a sciogliere i nodi. Ci giriamo, ci guardiamo negli occhi ed ecco che il primo rientra, si getta sotto l'enorme telo teso e si rannicchia. Lo seguiamo anche noi. Uno alla volta.
Ora siamo tutti sotto il telo. Di nuovo al sicuro. Di nuovo insieme. Ci corichiamo. Coperti completamente dall'enorme drappo rosso. E ci fermiamo. Al buio.

Devo dirlo. Fare questa cosa è stato intensissimo. Mi è piaciuto da morire e alla fine mi sono sentita talmente soddisfatta e appagata che l'avrei rifatto altre dieci volte.
Tutte le altre performace sono state veramente belle e originali...è incredibile come con poco si possa creare tanto. (Magari le facciamo raccontare ai protagonisti in un commentino?)
Serata fantastica davvero. Ho ancora questo senso di beatitudo post laboratorio teatrale che mi accompagna...e poi è anche il primo giorno di primavera. Che bello!!! Non vedo l'ora che sia martedì. Grazie.

1 commento:

  1. Mi comunicano che, in questi giorni, alcune persone non sono riuscite a commentare. Mi dispiace molto e vi chiedo scusa.
    I commenti non sono neppure in spam e probabilmente c'è stato qualche problema. Speriamo che in futuro non si ripeta.
    Mi rendo conto che per chi scrive è un dispiacere perdere i propri pensieri. E a me dispiace non poterli leggere. Cri

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