Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

giovedì 6 marzo 2014

I nostri giorni felici


Bene bene.
Martedì sera abbiamo ricominciato il laboratorio teatrale. Sempre interessante ricominciare.
O cominciare. 
Diciamo cominciare.
Il nostro mentore quest'anno è Samuel Beckett. Uno che in quanto a ricominciare la sapeva lunga.
Ci incontriamo sempre di martedì, sempre alle nove, sempre nella sala mensa della vecchia (e mezza inagibile) scuola elementare.
Saluti.
Abbracci tra i soliti noti.
Facce nuove. Momento osservazione.
Concentrazione.
Posizione comoda.
Braccia distese lungo i fianchi.
Fissare un punto.
Formula magica:
"Cercate di svuotare la mente dai pensieri della giornata. Cercate di annebbiare la vista."
(Quanto mi è mancata questa formulina. Quanto mi è ormai familiare.)
Silenzio musicale.

Matteo rompe il silenzio:
Ci chiede di ricordare la nostra adolescenza. Di focalizzare immagini di quel periodo e infine di pensare a cinque parole che ci vengono in mente pensando a quei momenti.
A turno, ognuno pronuncia le sue cinque parole.
C'è chi ha detto parole molto belle, o pesanti, o sofferte.
Dalle mie cinque ho compreso di essere stata un'adolescente piuttosto demente. 
Ho detto:
motorino
Bussola (era la discoteca)
stazione delle corriere
paninaro
mare
Non ricordavo un'adolescenza tanto spensierata, eppure evidentemente lo è stata se nei miei pensieri sono apparsi questi cinque elementi prioritari.

Terminata la fase di concentrazione, Matteo ci chiede di fingere di essere ciechi.
Però con gli occhi aperti.
La nostra, dovrebbe essere una cecità interiore. Una cosa difficilissima.
A me viene da chiudere gli occhi.
Dopo qualche momento di orientamento nello spazio, ci chiede di metterci a gruppi da tre persone ed esplorarci, tra di noi, con le mani.
Gruppi imbarazzati si limitano ad una toccatina ai capelli e al viso della durata di un caffè. Altri meno schizzinosi procedono, con esperienza, in una sorta di Tuca-Tuca. Il gruppo di Elena viene esplorato a fondo.
Esercizio difficile. Difficile scoprirsi tra estranei toccandosi. Difficile fingere la cecità.
Non è finita.
Ora da ciechi dobbiamo trasformarci in storpi. Matteo ci fa camminare a velocità alternate. Ognuno deve trovare un suo personale modo di essere storpio.
L'esercizio sembra non finire mai. Il male alle anche e ai piedi dopo un po' diventa insopportabile. (Matteo non ha perso la sua celata vena sadica.)
Ci separa in due gruppi. Metà storpi e metà ciechi.
Lo storpio dovrà scegliere un cieco da portare in salvo. Io scelgo la Feffe, che mi sembra un cieco che ci vede molto bene.
Tutti salvi comunque.

Pausa.

Due file di sedie.
Seduti.
A turno dobbiamo alzarci in piedi e dire le tre cose che porteremmo con noi su un isola deserta.
Panico.
I primi tre se la cavano abbastanza in fretta, ma quando è il turno della Paola, cala un silenzio di tomba. Non ce la fa.
Sembra una che in pizzeria non sa che pizza scegliere e quando arriva il suo turno si blocca davanti al cameriere spazientito.
Finalmente pronuncia tre parole: Margherita, Birra media, Mascarpone. (Scherzo.)

Io nel frattempo penso. Penso che il buon costume vorrebbe che io dicessi i nomi dei miei tre figli, ma non potrei mai fare loro un torto così grande.
Su un isola deserta con la madre? Tre vite buttate.
Allora dico tre cose importanti per me...
...che non divulgherò mai. Sorrisino.

Poi...
...cosa abbiamo fatto dopo...?
L'autobus.
Non l'ho capito ma siamo saliti su un autobus immaginario e poi siamo scesi. Alcuni alle varie fermate, altri al capolinea. A volte il senso di certi esercizi lo capisco dopo mesi, ma so che tutto qui ha un senso.
Chissà cosa avranno pensato i nuovi arrivati?
La prima serata di teatro è sempre strana. Non si capisce mai dove si vuole arrivare e in realtà non lo si sa neppure. Tutto è in partenza, in costruzione, in evoluzione.
Un sincero "in bocca al lupo" ai nuovi teatranti. State tranquilli, la prima volta è sempre un po' spiazzante, ma tra qualche tempo non potrete più fare a meno di noi.
Benvenuti tra gli "scoppiati".
Cri




2 commenti:

  1. Sempre un piacere leggere le esperienze di laboratorio teatrale.
    Della serie: ''Il laboratorio teatrale crea dipendenza", dovrebbero fare una postilla e scriverlo sulla locandina. :)
    Grazie per questo bellissimo diario di bordo ogni volta fatto al meglio! Mi sembra quasi di viverlo sulla mia pelle senza parteciparvi!
    In bocca al lupo per questo nuovo viaggio!
    Ciao Cri e ciao "Beckettiani"!

    Davidino.

    PS: sono ciordo io? Ho lasciato 74 volte il commento prima di riuscire a pubblicarlo, non sono abbastanza tecnologico! :)

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    1. Grazie Davidino. Bello sapere che ci segui sempre. E crepi il lupo!

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