Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 23 maggio 2012

La "roba" si è rotta


La "roba" si è rotta. Non ho provato niente per la mia "roba" distrutta.
Ho avuto soltanto paura, per due giorni, che mi si fosse spezzata la vita. Che non avrei più progettato nulla. Che la paura mi avrebbe impedito di vivere.

Essere l'epicentro di un evento devastante come il terremoto è inspiegabilmente drammatico.
Spiegare quello che si prova per me è impossibile.
La parola perfetta è comunque "paura".
Paura dopo.
Nell'istante in cui avviene è terrore ma l'istinto di sopravvivenza è talmente forte che pensi solo a mettere in salvo i tuoi figli e te stesso e di conseguenza non hai modo di provare nulla. Pura azione.
Poi ti trovi in strada. Scalzo, mezzo nudo. Con gli allarmi delle auto che suonano e la gente che grida e corre. Ma ti senti in salvo.
Non mi va di raccontare un terremoto.

Alterno momenti di reazione ad altri nei quali mi sembra davvero inutile fare anche il minimo sforzo.
Stamattina ho fatto un giro per il paese. Ho comprato il giornale in un banchetto improvvisato in un parcheggio.
Sono andata nelle tendopoli.
Le aule delle scuole medie sono piene di brande e di persone in attesa perenne. Ci sono persone che non sono neppure riuscite a rientrare in casa per prendere due stracci.
So che sarà così per un po'. Che probabilmente l'anno scolastico per i miei figli è finito. Che lunedì devo tornare al lavoro e non so ancora dove li metterò. Che dovrò vivere alla giornata. Che per tanto tempo nulla sarà più come prima.
Ci è andata bene. So che da lontano sembra un terremoto di serie B. Pochissime vittime. Pochi feriti. Ci si sente quasi stupidi ad aver paura. Inopportuni. Sfigati. Eppure ad ogni nuova scossa si scatta. Si scappa.
Prenderei a pugni quelli che fanno del terrorismo verbale. Che parlano di segnali mandati da Dio. Che ipotizzano nuove catastrofi o inventano miracoli.
No grazie. Io non avevo bisogno di nessun segnale. Io cercavo già di fare benino.

Cerco in tutti i modi di dare un senso da "lezione di vita" a questo evento. Di trovarci qualcosa di "positivo".
Forse di positivo c'è che le persone sono fuori, insieme. Che nessuno sta più chiuso nel suo orticello. Che passano di qua gli amici e si fermano a prendere il caffè, in giardino. Si ride anche molto. Ci si prende in giro.
Forse si ridimensiona tutto. Si capisce che lavarsi i denti è una sensazione bellissima e che fare una bella doccia rilassante non è una roba poi così scontata. Perchè si vive così, sempre un po' in apnea. Devi essere rapido, anche a far la cacca.
Ma mi sforzo. Cerco di fare in modo che, anche per i miei figli, sia un qualcosa da aggiungere al "bagaglio delle esperienze". Perchè diventi un'occasione di crescita e non una tegola che ti schiaccia la vita. Voglio che vivano quello che c'è fuori. Che sentano l'odore acre della mensa delle tendopoli. Che vedano e capiscano. Che aiutino. Ma ha senso?
Forse sbaglio. Forse dovrei portarli via per sempre da qui. Dalle scosse. Dal disagio. Dalle macerie di un centro che probabilmente non potrà offrirgli più nulla, per tanto tempo.
Ma è difficilissimo capire cosa sia giusto.

Non mi sono resa conto subito della gravità dell'evento. Dalla mia casa siamo scappati al buio. Nel mio perenne ottimismo pensavo che, a parte un po' di chincaglierie disintegrate, non fosse successo nulla. Ho detto "Da qualche parte deve essere successo qualcosa di molto grosso."
Invece è successo a me.
Non ho perso niente. Ho la casa. Il lavoro. Ma ho paura di non avere il futuro.
Fai un passo avanti...poi tutto trema di nuovo. E ne fai due indietro.
E le scosse continuano...
...credo che solo chi ha vissuto un terremoto mi possa capire.
Non so se pubblicherò questo post. Non mi piace scrivere le cose tristi.
Io non voglio far pena a nessuno e mi vergogno anche un po'. Io mi arrangio, ce la faccio, sopporto e resisto...ma avevo bisogno di scrivere.

3 commenti:

  1. Qualcosa in fondo lo abbiamo perso, è sono cose più importanti degli oggetti. Abbiamo perso la tranquillità e la stabilità, che già erano traballanti, e il terremoto ha definitivamente fatto crollare. Ora ci rimangono, e parlo per me, un po' di ottimismo e voglia di fare, ma diventa sempre più forte la voglia di andare via. Scusa se sembro caustico.

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  2. Ciao Bango
    se passi dalle mie parti ti faccio il caffè con la schiumina.:-) Te lo servo in giardino.

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