Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

lunedì 8 aprile 2013

Barcellona



Viveva da quattro mesi in quella città. L'aveva scelta due anni prima, durante un viaggio.
L'aveva scelta perché c'era il mare.
Perché c'era tanto da passeggiare. Tanto da scoprire.
L'appartamento era piccolo ma centralissimo. Piccolo ma con un terrazzo a cui affacciarsi.
In Carrer del Bonsuccès.
Poteva scendere la mattina e trovare subito vita. E caffè.
Poteva scendere la sera e trovare subito musica.
La Rambla era vicina. Ma non la frequentava molto. Preferiva passeggiare nelle piccole vie e permettere, alle tante piazze che le apparivano senza preavviso, di stupirla. Fotografava e scriveva. Appuntava sensazioni.
Come quel giorno, quando entrò nella Sagrada Familia.
Quell' immenso "capriccio".
Non riusciva a tenere dritta la testa, che rimaneva piegata all'indietro, guardando lassù. Le sembrava volesse staccarsi dal collo tanto tirava verso l'alto.
I suoi occhi restarono rivolti al cielo per tutto il tempo e capirono perché Antoni Gaudì era l'architetto di Dio.
Perché tutto, in quel luogo, ti porta a guardare in alto, dal basso delle colonne che sembra si muovano, si slancino, si proiettino verso il cielo, all'alto della cupola che pare irraggiungibile.



Barcellona le era apparsa come un luogo dove la libertà di essere fosse la normalità. Un luogo che riusciva perfettamente ad unire l'assoluta efficenza e qualità del vivere con l'originalità e la "trasgressione", in maniera naturalmente rilassata.
Tutto sembrava fosse più umano. Anche gli orari dei punti di passaggio che scandiscono le giornate. 
E trovava ovunque libero Wi-Fi.

Anche il clima era più umano.
Spesso raggiungeva Barceloneta, per mangiare qualcosa di fronte al mare. La spiaggia era sempre piena di persone allegre illuminate dal sole.
Il sole sembra più sole quando sta sopra al mare.
La sangria più sangria sulla sabbia di Barcellona.


Anche sulla spiaggia spesso fotografava. E scriveva...
...scriveva al mondo. A lettori immaginari.
Che forse non avrebbero mai letto le sue parole.
Ma non le importava.
Rivolta al mondo, guardando il mare, disse:
"Scrivo perché ho bisogno di parlarti anche attraverso cose che non leggerai mai."

 

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