Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 16 aprile 2014

Questo è un uomo....




Oggi non scriverò nulla di più che un elogio al nostro insegnante di teatro. Che è un grandissimo.
E ce lo dimostra ogni martedì sera.
E il martedì appena passato, in tre bellissimi minuti, lo ha sottolineato.
Credo che per tutti noi sia stato un momento intenso, di quelli da ricordare.
Ad esempio a Novembre, quando il teatro sarà lontano, potremmo sentirci anche un po' malinconici ripensando a quella scala.
La malinconia bella, quella che mischia le lacrime con i sorrisi, è un lusso che si può concedere (senza esagerare) solo chi ha la fortuna (o l'ardore) di collezionare ricordi ricordabili.
E credo sia anche uno strumento di misura.
Se dobbiamo scavare troppo nel passato per trovare ricordi ricordabili, dobbiamo forse pensarci sù. Potrebbe essere che (sempre ad esempio) da troppo tempo stiamo facendo una vita di melma. Sorrisino.
Grazie Matteo.

Quanto possono essere morbide le stelle nere.




giovedì 10 aprile 2014

Assurdo

"Ascolto e mi sento dettare un mondo congelato in perdita d'equilibrio, sotto una luce debole e calma e niente di più, sufficiente per vedere, capite, e congelata anch'essa. E sento mormorare che tutto si flette e cede, come sotto dei pesi, ma qui non ci sono pesi, e anche il suolo, inadatto a reggere, e anche la luce, verso una fine che sembra non debba mai esserci. Perché che fine può esserci a queste solitudini in cui non ci fu mai vero chiarore, né verticalità, né solida base, ma sempre queste cose pencolanti, slittanti in un franare senza fine, sotto un cielo senza memoria di mattino né speranza di sera. Queste cose, quali cose, venute da dove, fatte di che? E sembra che qui nulla si muova, né mai si sia mosso, né mai si muoverà, salvo io, che non mi muovo neanch'io quando sono qui, bensì osservo e mi mostro. Sì, è un mondo finito, malgrado le apparenze, è la sua fine che lo ha suscitato, è finendo che è cominciato, è abbastanza chiaro? E anch'io sono finito, quando ci sono, gli occhi mi si chiudono, le mie sofferenze cessano e io finisco, piegato come non possono esserlo i viventi."

Samuel Beckett




Martedì sera abbiamo affrontato di nuovo il tema della quotidianità.
Abbiamo riportato i nostri oggetti simbolo del quotidiano e riproposto le nostre scenette.
Però, mentre la prima volta lo abbiamo fatto singolarmente, questa volta eravamo tutti sul "palco". Ognuno di noi aveva una seggiola alle spalle e seduti a terra abbiamo mimato le nostre giornate.
Ad un certo punto ci siamo tutti messi sulle sedie e come in un Gioca Jouer speciale abbiamo iniziato una sequenza di gesti:
Dormire
svegliarsi
stirarsi
bere il caffè
lavarsi i denti
guidare
lavorare
mangiare
lavorare
guidare
mangiare
dormire.
Tutti insieme, in perfetta sincronia. Sempre più velocemente.
E a turno, ognuno di noi si fermava di colpo, si alzava, e parlava. Parlava ed esprimeva i suoi pensieri in merito alla parola "quotidiano", senza poterla mai pronunciare. Nel bene o nel male. Dopodiché ritornava al posto e riprendeva la sequenza di azioni.

Poi abbiamo studiato delle scene teatrali. C'erano ancora Vladimiro ed Estragone. C'era un personaggio nuovo: Krapp. 
Erano davvero strane. E ridicole.
C'erano delle banane, dei cappelli e delle scarpe. Sedano e carote.
Abbiamo interpretato delle scene divertenti e assurde. 
Il teatro dell'assurdo è veramente assurdo.

Però ancora mi sto chiedendo se è più assurdo fissare un albero 
e fermarsi di colpo a cantare a squarciagola
e bloccarsi a fissare il vuoto con una banana in bocca 
o vedere tante persone che compiono sempre i medesimi gesti e li ripetono, di continuo, sempre più velocemente, quasi ogni giorno.



giovedì 3 aprile 2014

La fantasia m'incanta

Ma quanto ci siamo divertiti martedì sera?

Dovete provare!
Provate a mettervi seduti a terra, in venti, formando un cerchio.
Provate ad arrivare a contare fino a venti, pronunciando un numero a testa, senza mettervi d'accordo e senza sovrapporvi mai. Pena il dover ricominciare da capo.
E' difficilissimo e divertentissimo. Devi osservare attentamente i tuoi compagni di gioco. Cercare di captare chi sta per parlare. Tentare tempi diversi.
Tempestività o effetto slow, a sorpresa.
L'esercizio serve per imparare a rispettare i tempi di tutti. A non sovrapporre le voci sul palcoscenico.
Ma arrivare fino a venti è un impresa.
Molto divertente.
E' stata una serata leggera. Ho riso tanto.



Ho riso quando abbiamo camminato in fila indiana alternando "passi" differenti.
Il momento del "passo da soldato strisciante" è stato esilarante. Non riuscivo a muovermi di un centimetro coricata a pancia in giù, non potrei mai fare la guerra.
Ho riso tanto quando abbiamo fatto l'esercizio del servo e del padrone.
Nel quale a turno si entrava nella parte di uno o dell'altro. E il padrone poteva chiedere al suo servo qualunque cosa. Vi assicuro che alcuni di noi sono sadicissimi.
Ho riso tanto anche quando abbiamo fatto lo scultore e la statua. Essere blocco di marmo e lasciarsi manipolare da uno scultore è un'esperienza particolare.
Ho riso tanto quando abbiamo improvvisato la scenetta.
Il mio gruppo attingeva da un testo nel quale una donna sospettosa faceva seguire il marito.
Con Valentina e Massimo abbiamo inventato uno sketch  davvero carino.
Ho aperto al volo la Her Investigazioni. La moglie era disperata. Il marito falso e ruffiano.
Ho indagato. Rassicurato la moglie.
Mi sono fatta pagare con i soldi del traditore...
.... per poi togliermi la giacca, gli occhiali, la coda, mettermi il rossetto, scuotere la testa e raggiungere proprio colui che avevo seguito, che mi aspettava seduto al bar. E che in realtà era il MIO amante.
Non avevo mai fatto l'amante. La Bea mi ha detto che sembravo una veterana.

Bravi tutti.
Rimango sempre incantata quando vedo le idee meravigliose che riuscite a trovare. La fantasia mi affascina. Tanto.
Mi stupisce quello che esce da noi. A volte leggerissimo e a volte profondissimo.
E penso a quanti bei cervelli nascosti ci sono in giro. Ricchi. Che dal nulla possono trovare tanto.
E penso pure che la fantasia sia amica del coraggio e irriverente nei confronti della paura.
E che non sia bello stare fermi a brontolare e a guardare quello che fanno gli altri nella vita, ma che sia molto più bello azzardare quello che riesci a fare tu.
Davvero una serata liberatoria.
Un "nostro giorno felice"...


...D' autres fois, calme plat, grand miroir
De mon désespoir.
C.B.