Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 27 febbraio 2013

A Mosca! A Mosca!

Prima di iniziare questo nuovo diario di viaggio verso Mosca, vorrei tornare per un momento alla serata dello scorso anno. Al dietro le quinte di quel tendone-teatro che ha ospitato la nostra "prima", che è stata anche l'ultima, di "Schegge di cinema", ma non del nostro percorso teatrale.
Forse penserete che sono un po' suonata, ma ripenso ora a quei momenti, a quei mesi, quasi con malinconia.
La nostra è stata un'estate diversa, ma il senso di libertà che sentivo dentro di me "terremotata" ora comincio a non sentirlo più.
Quel vivere fuori, quel sole che rendeva le pietre ancora più pietre, quel non preoccuparsi delle cose futili. Quel mettere ciò che è davvero fondamentale al primo posto e quell'assenza di filtri che ti rende allergico alle finzioni e ai compromessi. Quel sentire più forte...

Quella sera, a Manitese, dopo pochi mesi dal terremoto, con la nostra pelle ancora sottilissima, credo sia stata magica per tutti noi. A distanza di tempo, ricordo ancora la nostra emozione, la nostra tensione. I pianti e le risate. L'adrenalina.
E poi il palco.
Dopo essermi vista in video avevo detto che non l'avrei fatto mai più.
E invece eccomi di nuovo qui.
Il teatro crea dipendenza...


A Mosca! A Mosca!

Non c'è più il teatro.
Ci troviamo davanti alla mensa della vecchia scuola elementare. Lato agibile.
Siamo praticamente quelli dell'anno scorso con aggiunta di volti nuovi.
Bei volti.
Bei faccini leggermente smarriti.
Tra i visi femminili spicca un unico, coraggiosissimo, uomo.
L'ambiente è anomalo, uno stanzone con luci al neon. Pittosto freddo, d'altra parte era una mensa.
Compensano la temperatura percepita i Guru, sempre caldissimi, con un tesoro in più a scaldare i loro cuori.

Saluti, presentazioni, abbracci, baci.

Concentrazione.
Musica.
Fissare un punto. Annebbiare la vista.

La conoscenza quest'anno la facciamo ad occhi aperti, incrociandoci ci prendiamo le mani e ci fissiamo dritti negli occhi, per almeno dieci secondi. (Elena, erano dieci secondi...)

E ora immaginate di avere davanti a voi tre scatole.
Nella prima trovate scritto "Obiettivi mancati", nella seconda "Amore non corrisposto" e nella terza "Speranze per il futuro".
Per ogni argomento dovrete scrivere una frase, quello che vi viene in mente e infilare il vostro foglietto anonimo nella scatola corrispondente.
Un rimpianto, un dolore, una speranza.
Cechov è già tra noi.
Ci dividiamo in tre gruppi e ad ogni gruppo viene consegnata una scatola e un obiettivo: mettere in scena una breve pièce ispirandosi al prezioso contenuto delle urne.
Io sono tra le "Speranze per il futuro".

Gli "Obiettivi mancati" entrano in scena simulando un autobus che torna indietro nel tempo e si ferma ad ogni desiderio non realizzato. Si ferma per non mancarlo, almeno nell'immaginazione. L'autista infine rimasto solo e assolto il suo compito, recita una poesia:


Il gruppo "Amore non corrisposto" ripercorre le delusioni e la frustrazione, dai banchi di scuola all'amore "maturo". Terminando la scena con un corale "macchisenefrega". :-)

E noi "Speranze per il futuro"?

Tra i biglietti ne troviamo uno che ci colpisce, perchè nega la speranza.
" La speranza è pane vecchio ai poveri".

Partiamo da questo per creare.
Mettiamo al centro della scena la disillusione, e iniziamo a camminare intorno a lei.
A turno ci avviciniamo e guardandola negli occhi le parliamo dei nostri sogni e delle nostre speranze e lei, disincantata e beffarda, ripete quella frase.
"La speranza è pane vecchio ai poveri".

Ne è certa, sicura della sua verità, tanto da arrivare a rubarci la scatola del sogno per distruggerla.
Ma la più impavida tra noi la assale e si riprende la scatola.
Ora possiamo allontanarci, guardando la disillusione con aria di sfida.

Ma una di noi cede, si stacca e la raggiunge.
La abbraccia, vuota di sogno e priva di speranza.

"La mia camera, le mie finestre, come se non fossi mai andato via. Sono a casa!
Domani mattina correrò in giardino. Ma ora spero di dormire, non ho chiuso occhio in viaggio...
...troppi pensieri."
da Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov

Creare, ispirandoci a questa frase, è il nostro compito per la prossima settimana.

Tornando a casa la Bea ha detto:
"E' stato come se non avessimo mai smesso."