Maiô para uma sociedade à deriva

Swimsuit for an adrift society

mercoledì 30 maggio 2012

Volevo essere una blogger...

...e invece sono intellettualmente annientata.
Non penso più. Non scrivo più. Non progetto più. 
Forse semplicemente non vivo più. Respiro e svolgo i miei compiti.

mercoledì 23 maggio 2012

La "roba" si è rotta


La "roba" si è rotta. Non ho provato niente per la mia "roba" distrutta.
Ho avuto soltanto paura, per due giorni, che mi si fosse spezzata la vita. Che non avrei più progettato nulla. Che la paura mi avrebbe impedito di vivere.

Essere l'epicentro di un evento devastante come il terremoto è inspiegabilmente drammatico.
Spiegare quello che si prova per me è impossibile.
La parola perfetta è comunque "paura".
Paura dopo.
Nell'istante in cui avviene è terrore ma l'istinto di sopravvivenza è talmente forte che pensi solo a mettere in salvo i tuoi figli e te stesso e di conseguenza non hai modo di provare nulla. Pura azione.
Poi ti trovi in strada. Scalzo, mezzo nudo. Con gli allarmi delle auto che suonano e la gente che grida e corre. Ma ti senti in salvo.
Non mi va di raccontare un terremoto.

Alterno momenti di reazione ad altri nei quali mi sembra davvero inutile fare anche il minimo sforzo.
Stamattina ho fatto un giro per il paese. Ho comprato il giornale in un banchetto improvvisato in un parcheggio.
Sono andata nelle tendopoli.
Le aule delle scuole medie sono piene di brande e di persone in attesa perenne. Ci sono persone che non sono neppure riuscite a rientrare in casa per prendere due stracci.
So che sarà così per un po'. Che probabilmente l'anno scolastico per i miei figli è finito. Che lunedì devo tornare al lavoro e non so ancora dove li metterò. Che dovrò vivere alla giornata. Che per tanto tempo nulla sarà più come prima.
Ci è andata bene. So che da lontano sembra un terremoto di serie B. Pochissime vittime. Pochi feriti. Ci si sente quasi stupidi ad aver paura. Inopportuni. Sfigati. Eppure ad ogni nuova scossa si scatta. Si scappa.
Prenderei a pugni quelli che fanno del terrorismo verbale. Che parlano di segnali mandati da Dio. Che ipotizzano nuove catastrofi o inventano miracoli.
No grazie. Io non avevo bisogno di nessun segnale. Io cercavo già di fare benino.

Cerco in tutti i modi di dare un senso da "lezione di vita" a questo evento. Di trovarci qualcosa di "positivo".
Forse di positivo c'è che le persone sono fuori, insieme. Che nessuno sta più chiuso nel suo orticello. Che passano di qua gli amici e si fermano a prendere il caffè, in giardino. Si ride anche molto. Ci si prende in giro.
Forse si ridimensiona tutto. Si capisce che lavarsi i denti è una sensazione bellissima e che fare una bella doccia rilassante non è una roba poi così scontata. Perchè si vive così, sempre un po' in apnea. Devi essere rapido, anche a far la cacca.
Ma mi sforzo. Cerco di fare in modo che, anche per i miei figli, sia un qualcosa da aggiungere al "bagaglio delle esperienze". Perchè diventi un'occasione di crescita e non una tegola che ti schiaccia la vita. Voglio che vivano quello che c'è fuori. Che sentano l'odore acre della mensa delle tendopoli. Che vedano e capiscano. Che aiutino. Ma ha senso?
Forse sbaglio. Forse dovrei portarli via per sempre da qui. Dalle scosse. Dal disagio. Dalle macerie di un centro che probabilmente non potrà offrirgli più nulla, per tanto tempo.
Ma è difficilissimo capire cosa sia giusto.

Non mi sono resa conto subito della gravità dell'evento. Dalla mia casa siamo scappati al buio. Nel mio perenne ottimismo pensavo che, a parte un po' di chincaglierie disintegrate, non fosse successo nulla. Ho detto "Da qualche parte deve essere successo qualcosa di molto grosso."
Invece è successo a me.
Non ho perso niente. Ho la casa. Il lavoro. Ma ho paura di non avere il futuro.
Fai un passo avanti...poi tutto trema di nuovo. E ne fai due indietro.
E le scosse continuano...
...credo che solo chi ha vissuto un terremoto mi possa capire.
Non so se pubblicherò questo post. Non mi piace scrivere le cose tristi.
Io non voglio far pena a nessuno e mi vergogno anche un po'. Io mi arrangio, ce la faccio, sopporto e resisto...ma avevo bisogno di scrivere.

venerdì 18 maggio 2012

Una settimana, un giorno o solamente un'ora...



Mi è sempre più difficile trovare del tempo LIBERO per scrivere i miei terapeutici (terapia per me) post. Per tempo libero intendo quel tempo di piacevole solitudine interiore nel quale persino i pensieri ti hanno salutato. Tempo ormai rarissimo.
La "giostra" non mi permette di scendere (anzi dovrei dire di salire) quasi mai.
Mi basterebbe poco...una settimana, un giorno o solamente un'ora.
Sono sempre più convinta che la vita così come ce la siamo...impostata, non sia a misura di uomo...ma di robot. Mi impongo però il desiderio umano di prendermi un po' di tempo, mi faccio venir voglia di scrivere. Ne ho bisogno dopo aver passato sette ore con una di quelle persone che ti risucchiano le energie. Che ti rubano un sacco di tempo. E siccome
anche il tempo passa in fretta e ti ruba quello che hai, non voglio darla vinta ai ladri...e stasera scrivo. Inoltre, mi sento un po' ammalata, ho l'abbassamento di voce e le gambe che mi fanno "Giacomo" e devo guarire in fretta. Doppia terapia.
A chi mi ha detto che, mentre legge, immagina la mia voce che narra, consiglio di pensare ad una voce bassa e roca. Questa sera mi esce solo questa. :-)


Carissimi emozionattori
cosa raccontare?
Non vorrei svelare nessun segreto del nostro sublime spettacolo. Dovrei riuscire ad incuriosire il lettore per convincerlo a venire nel "nostro" teatro. Abbiamo già fissato la data.

Potrei parlare, ad esempio, di bolle. Bolle di sapone che si formano con un soffio. Bolle che parlano. Che diventano parole immaginarie e si confondono con le parole suonate dalle nostre voci. Bolle che volano. Come i nostri pensieri più leggeri. Come i nostri sogni, che per rimanere in volo non si devono avverare. Bolle che scoppiano. Per lasciare il posto ad altre bolle e alle parole di un narratore che ci parla di cinema.
Potrei parlare di valigie. Di stazioni. Di partenze. Valigie piene di tanto e valigie piene di nulla. Come gli uomini e le donne. Valigie che si aprono facilmente. Valigie chiuse col lucchetto, che per aprirle devi avere la chiave. Valigie chiuse con la combinazione, che solo se le conosci bene puoi vedere cosa c'è dentro.
Potrei parlare di maschere, di rose rosse, di affetti, di madri e di figlie. Di morte.
Di lettere che chiedono perdono.
Di maschere pronte ad essere indossate per sopravvivere al dolore di un rifiuto. Di rose rosse che passano di mano in mano per sublimare ogni tipo di amore fino ad arrivare alla fine di un sogno.
Al tramonto di una vita da sogno.
Potrei parlare di un uomo e due donne. Di una sedia. Di un ultimo bacio. Di desiderio, di passione e di possesso. Possesso di una scarpa, di un cappello o di una sciarpa. Di profumo respirato e di abbandono.
Di un telefono...del filo di un telefono attraversato da un amore disperato.
Potrei parlare di paura. Della paura di tutto. Della paura degli altri.
Di pianisti. Di oceani e dell'armonia di una voce di ragazza che ci culla col suo meraviglioso monologo.
Di una psicanalista psicanalizzata e infelice. Di una giovane donna infelice che psicanalizza una psicanalista infelice.
Potrei parlare di ragazze, di rabbia, di grida, di spinte. Di bianco e nero.
Anime interrotte. Disperate. Atterrate...coperte da un telo rosso...che provano, tentano, lottano...
...per uscirne fuori.
Potrei parlare di giochi di bimba triste. Diversa e ostacolata. Di matrigne e di sorelle cattive. Di bambole e di perle strappate di mano.
O di amicizia...che parla d'amore. Di sposa e damigelle in cerca di anime gemelle.

Potrei parlare di tanto di più...
...ma non sprecherò parole per attirare spettatori.
Il nostro sarà uno spettacolo da vivere.
E manca poco ormai...una settimana, un giorno o solamente un'ora....(un po' di più per fortuna)

Mi sento meglio. Buonanotte.


p.s. I guru cominciano ad essere un po' nervosetti eh!!! :-) Dedicherò loro una canzone che ho rispolverato da poco.


sabato 12 maggio 2012

Gratis

"Ci sono momenti nei quali mi abbatto e penso che questo mondo non cambierà mai, poi, fortunatamente, incontro sempre qualcuno che non è solo un "vuoto a rendere", ma è espressione di umanità, ed allora torno a sognare il cambiamento."


Quella di stasera la definirei una serata...costruttiva.
Come al solito non ho sonno...dopo il teatro non ho mai sonno. Non che io sia agitata, semplicemente mi sento piena di energia e non mi va di dormire. So che domani pagherò pegno. Ma è sabato. La sveglia è sempre alle sei e quaranta ma non lavoro e non devo fare l'nterminabile viaggio...

Ci troviamo in baracchina per un aperitivo.
Stasera c'è una specie di inaugurazione. La baracchina sembra aver ritrovato la gloria dei tempi che furono. Dopo anni di "malgoverno" pare abbia trovato dei gestori in gamba. E' bello vedere degli italiani che ci credono ancora. L'hanno rinnovata e resa accogliente. Moderna.
Mentre siamo serenamente seduti a chiaccherare arriva un auto dalla quale scendono due belle donne vestite praticamente solo da una bandiera americana. Credo siano le accompagnatrici del dj che allieterà la serata (presumo con musica tunz tunz).
Fa un po' effetto. Nella caverna non si vedevano da ere ragazze svestite da bandiera americana. Tutto sommato mi piacciono. Mi piace anche questo momento al di fuori del teatro con gli emozionattori. Li trovo davvero tutti speciali, ognuno a suo modo. Se dovessi definirci mi verrebbe una sola parola. GRATIS. Siamo e sono gratis. Nessuno si aspetta nulla da nessuno.
Credo che tra di loro non ci siano "vuoti a rendere". Forse, se così fosse, non sarebbero emozionattori, pronti a mettersi in gioco.
Dopo qualche "delirio" di Anna riguardo al matrimonio co.co.pro, qualche pillola di saggezza di Gilda e le lamette della Bea, verso le otto e mezza lasciamo la baracchina per recarci in teatro. Nell'ormai "nostro" teatro.
Ad attenderci c'è la gura Chiara. Pronta. Prontissima. Stasera ha anche il tacco.
Anche io ho il tacco...ma ho la sportina con dentro le ballerine. Non ce la posso fare a "teatrare" sui trampoli.
Saluto Elena che mancava da due lezioni. Ci abbracciamo molto forte, come sempre. Non abbiamo ancora capito il perchè ma ci amiamo molto...in silenzio. In tacito assenso. :-)
Brevissima concentrazione e si parte subito a provare.
Stasera mi sembrano tutti più bravi. Ognuno concentrato sulle sue parole, ognuno impegnato a dare il meglio.
Proviamo per tre ore.
Il tempo passa velocemente. Mi sembrano tutti felici.
D'altronde, anche ripensando alle serate passate, qua dentro, siamo sempre tutti più o meno felici. Perchè qui siamo quelli del teatro e su questo palco tutto sommato si sta al sicuro. Si sta bene. Siamo i personaggi più veri del mondo...ma sempre personaggi...di un momento. E più il tempo passa, più riusciamo a escludere "il fuori" dal teatro e a recitare la nostra parte.
Per non dimostrare niente a nessuno. Per dimostrare tutto a noi stessi.

Credo di avercela fatta questa sera. Abbiamo provato le mie quattro parti e i guru non mi  hanno "sgridato". Non posso che migliorare. Mi sentivo bene. Temevo che la mia memoria fosse invecchiata e invece non mi ha mai tradito. Temevo che la mia energia fosse in riserva...ma quando ti trovi in un luogo con tante persone momentaneamente felici che condividono con te le stesse piccole paure e le stesse emozioni l'energia non può che essere a mille. Ti riempie lo spirito. Quando provi la prima parte e senti che va tutto bene, che sei discretamente padrona delle tue intenzioni , è impossibile non sentirsi ricaricato e...felice.
Alla fine ci salutiamo. Chi più stanco (Elisa P. si addormentava in platea mentre guardava le prove degli altri sognando un caffè), chi più aperto (Nicola stasera mi è sembrato il più felice di tutti), chi più soddisfatto (penso che Anna e Bea abbiano capito che la loro parte non è poi così semplice).
So che la sera dello spettacolo l'energia sarà a diecimila.

All'uscita del teatro ci fermiamo sulla panchina, per la sigaretta. La baracchina è piena di gente. Credo di non averla mai vista così animata. La musica è discretamente tunz. Ci passano accanto ragazze in superintappo...mi sembra di essere al mare...

...discretamente tunz...

Mi hai fatto uscir di senno adesso sono sano
Vedo tutte le cose così come sono
Mi hai fatto uscir di senno adesso sono sano
Vedo tutte le cose così come sono
Alzati Pinocchio ti han rubato tutto quanto
Ora si che l'avventura inizia ad esser grande
Alzati Mosè rimetti i sandali ai tuoi piedi
Scendi giù ed anticipa e poi fatti le domande
Venga capitano c'è qualcosa all'orizzonte
Potrebbe essere terra ma non c'è qui sulle carte
Forse ci sarà brava gente che sa stare al mondo
Senza qualche colpa da espiare

mercoledì 2 maggio 2012

Rendete straordinaria la vostra vita

Ho mal di testa....ovvio. Sono ancora delicatina. Stanotte ho dormito poco...ma so di aver imparato una grande lezione ieri sera. E che nulla sarà più come prima. Dadadadang!!!

Settima lezione di laboratorio teatrale. Questa settimana facciamo la doppia. Ci troviamo sia il martedì che il giovedì. Un po' come i morosi di una volta.
Come vi avevo anticipato la volta scorsa, ormai siamo proiettati al saggio. Tutto sta prendendo forma e, iniziare a imparare le parti a memoria, e provarle, è fondamentale.
Non so se vi ho raccontato quello che ho fatto e che dovrò fare...
...i guru, mi hanno chiesto di scrivere quattro "presentazioni" (al momento non mi viene un'altra parola).
Io sarò una sorta di narratore, i miei interventi faranno da filo conduttore tra le varie parti dello spettacolo.
E qui viene il bello. Scriverle è stato abbastanza semplice...ma poi???

Vabbè, riavvolgiamo la serata.
Stasera non ci siamo proprio tutti. Oggi è il Primo Maggio. C'è chi è partito e chi ritorna.
Iniziamo praticamente subito, bypassando il momento di concentrazione.
Proviamo la parte dell'Attimo fuggente.
Io ho cambiato completamente la mia frase. (e va meglio.)
Al posto della tavola i guru hanno portato un cubo nero. Più basso. Onde evitare che qualcuno, saltando, si rompa una caviglia. (e va meglio)

GildaRobinWilliams recita la sua parte e noi siamo seduti a terra, di fronte a lei. Al suo "rendete straordinaria la vostra vita" ci alziamo. Andiamo dietro al cubocattedra e, uno alla volta, saliamo, recitiamo e...saltiamo. Lo proviamo un paio di volte.
I guru mi sembrano abbastanza soddisfatti.
Ora iniziamo a provare le "frasi dei film". E i miei interventi.

Prima di parlare di me devo assolutamente citare Daniela G.
Quella che riporto sotto è la "sua" frase ( tratta dal film "Ti presento Joe Black")...e la recita talmente bene...che ti fa venir voglia di crederci. Bravissima!

"Io ti dico buttati a capofitto, trova qualcuno da amare e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta il tuo cuore. Io non sento il tuo cuore... perchè la verità è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi, equivale a non vivere. Ma devi tentare, perchè se non hai mai tentato, non hai mai vissuto. "
Niente male eh???

Comunque...tornando sulla terra... tocca a me...ed è un disastro.Il primo intervento è piuttosto lungo. Sembro una bambina che recita una filastrocca di Natale...la gura interviene. Mi adotta. Ci chiudiamo in un camerino. IO e LEI.
Inizio a provare e riprovare. Mi sembra di avere il cervello annebbiato. L'avevo imparata a memoria ma non me la ricordo più. La gura mi incalza, mi spinge, mi stimola, mi aiuta a cogliere gli alti e i bassi della interpretazione. Le pause. Il senso.
Mi parla di ironia, di sensualità, di forza, di emozione...da trasmettere. E se non la sento io...è tutto inutile. L'interpretazione è atarassica. :-) Faccio una fatica terribile, uno sforzo enorme per..."sentire" quello che esce dalla mia voce. (E' veramente difficile accettare di avere dentro tutto ciò. Non so il perchè...ma è veramente difficile. O forse è solo complicato farlo sapere agli altri. Bando alle ciance...il punto è uno solo...mi vergogno.)
Mi concentro. Lo voglio fare. La gura crede in me.

Capisco... capisco che il punto sta nell'essere presente, nel "sentire" quello che sto dicendo...nel viverlo. Nel far uscire la MIA voce.
E questo il segreto?...il segreto per rendere straordinaria la propria vita?
Essere presente, sempre, sentirla...viverla?
Oggi. In ogni piccola cosa. In ogni breve momento. Dare il meglio. Sempre. Esistere.
Eppure forse è proprio il contrario quello che ci viene richiesto fuori dal teatro. Non ci viene forse richiesto, tutto sommato, di non esistere. Certo, non espressamente, in maniera ingannevolmente sublimata, omessa, celata. Come se la nostra "esistenza" potesse in qualche modo nuocere...alla serenità confezionata. Alla regolamentata "cooperativa di allevamento e consumo" creata dalla finzione sociale, nella quale, anno 2012...siamo ancora soci di maggioranza. Fine del delirio.

So che anche gli altri hanno avuto qualche difficoltà...mi pare di aver capito Gaetano?...e forse anche Nicola? Già, non deve essere facile per nessuno. Io però ieri sera sono uscita da quel camerino...un po' a pezzi...ma più forte...e sicuramente più convinta. La gura è spietatamente sincera. E la ringrazio.

Concludo con questa frase da film...
"O accetti questo ruolo e te la giochi oppure...vedi tu..." mi ha detto più o meno così Chiara prima di uscire da quel camerino. E io in quel momento ho deciso che me la voglio giocare.

Emozionattori...giochiamocela! Rendiamo straordinario il nostro spettacolo!!!
E poi...a seguire...la nostra vita. :-) Baci...esistenti. Cri